OpinioniPolitica

Non una mela ma Meloni proiettata in un covo di serpenti

Giornalisticamente ho dominato la forte tentazione di titolare il mio editoriale ‘il caso Ronzulli’ che finora ha ispirato esclusivamente nella mente dei lettori  il titolo ‘il Berlusconi calante’. Sulla vicenda  Ronzulli l’ex premier  Silvio Berlusconi ha fornito un  perfetto assist a Renzi e Calenda del Terzo Polo che si è  sostituito a Forza Italia, votando La Russa presidente del Senato, con l’appoggio dei senatori a vita,  Napolitano a  parte,  assente per motivi di salute. Per Berlusconi parla un indegno foglietto con poche righe di appunti riservati ‘rubati’ da un fotografo nelle ore dove il Senato votava Ignazio La Russa. Quattro semplici aggettivi su Giorgia Meloni: ‘Supponente, prepotente, arrogante e offensiva’ con  le conclusioni politiche: ‘Giorgia non ha disponibilità ai cambiamenti, è una con cui non si può andare d’accordo’. Ignazio La Russa dice la sua  sul caso degli  appunti ‘rubati’: ‘Il presidente Berlusconi dovrebbe dichiarare quello di cui io sono quasi certo, che quella foto è fake’. E’ un semplice tentativo di superare le diffidenze. Tentativo fatto in corsa anche da Guido Crosetto, fondatore con La Russa e Meloni di Fratelli d’Italia. Berlusconi è fortemente convinto che se ‘Giorgia se vuole governare da noi deve passare. Sarebbe folle se pensasse di andare avanti con i voti dell’opposizione’. Il disorientamento  di Forza Italia, privo di una guida,  pesa sulla creazione del nuovo governo.  Manca chi comanda,  anche se  Berlusconi prova a riprendersi dal colpo duro sul voto a La Russa e insiste: ‘Forza Italia non accetterà mai l’idea di farsi dettare la lista dei ministri dalla Meloni’. Come umile scrivano io ricordo quando nel 1994 Umberto Bossi battezzava Silvio Berlusconi  ‘Berluskaiser’, per la sua insana abitudine di voler imporre agli altri le sue scelte.  Bossi così lo  chiamava nei suoi comizi,  aggiungendo: ‘ Non sarà lui, non potrà essere lui il presidente del Consiglio’. Gianfranco Fini invece era pronto a dare al Cavaliere i voti di Alleanza nazionale, ma la Lega rifiutava ogni contatto ‘con i puzzolenti fascisti’. La storia politica dell’epoca vedeva le trattative per la formazione del governo in  un bombardamento di insulti. Ritornando alle vicende dell’epoca sicuramente non le ripercorriamo ma ci andiamo vicini. In seguito si arriva alla formazione del centrodestra, questo nato sicuramente su indicazione del Berlusca. Giorgia  Meloni, che si era già vista rifiutare dagli alleati l’ipotesi di cedere la presidenza di una Camera all’opposizione, incontra la vicenda Ronzulli alla quale oppone un forte e deciso: ‘No!’ ‘Berlusconi è stato molto chiaro e ha detto che non vuole limitazioni alle sue indicazioni – spiega in una nota Vittorio Sgarbi -. Dopo la morte di Bonaiuti, la Ronzulli è stata la persona che gli è stata più vicino. Lo ha sostenuto ed è normale che Berlusconi pensi a lei per un ruolo. Il discorso delle competenze è complesso. Se al governo andassero solo competenti, a me dovrebbero dare tre ministeri, ma non ne avrò nessuno. La Ronzulli è competente nella sua funzione politica. A Forza Italia finito il tempo di Scajola, di Antonione, con Tajani al governo, la politica l’ha fatta lei. Berlusconi dice: io posso anche capire che per voi la Ronzulli non è competente, ma è un mio nome. Facciamo così, se dovesse servire mi sacrifico io: se Berlusconi vuole, io sono pronto a bilanciare le competenze della Ronzulli. Stiamo parlando di una donna che ha tenuto in piedi un partito che è arrivato all’8%. Il problema, semmai, potrebbe essere trovarle un posto giusto’. Il discorso, prosegue Sgarbi, ‘è semplice. Non stiamo facendo un discorso relativo alle qualità specifiche, ma a quelle politiche. Qualcuno potrebbe mai dubitare delle qualità di Crosetto? No. Ma allo stesso tempo la Ronzulli, con il suo lavoro nel partito, ha guadagnato una posizione fiduciaria. Berlusconi poteva scegliere un politico di maggiore esperienza e più pronto? Certo. Ma ha scelto lei, che a tutti gli effetti è stata la reggente del partito. La Casellati era al Senato, la Gelmini impegnata altrove, Tajani in Europa. La Ronzulli ha guadagnato una fiducia politica. Se dobbiamo scegliere basandoci solo sulle competenze, allora è un conto: esistono personalità con competenze specifiche. Qualcuno avrebbe dubbi su Nordio alla Giustizia? O su Sgarbi alla cultura? O a qualche altro competente alla sanità? Per quello che riguarda la Ronzulli parliamo di una competenza fiduciaria. Lei è Forza Italia. E Berlusconi vuole che lei rappresenti il suo partito’. Cosa della quale, ed a ragione, Giorgia Meloni non vuole sentir parlare. Parlare con la premier in pectore della ‘salviniana’ Licia Ronzulli è come rivolgersi ad un muro. La Meloni avrebbe contattato di persona Licia Ronzulli per risolvere al più presto la grana delle grane, uno dei nodi che sta rendendo difficile trovare la quadra del toto-ministri nel prossimo governo di centrodestra. Il condizionale è d’obbligo visto che ci stiamo muovendo in un campo minato che  rischia di capovolgersi al minimo movimento. C’è da dire che la futura possibile premier si è costruita passo dopo passo la propria crescita ed il proprio futuro senza mai venir meno alle proprie convinzioni politiche e alle proprie strategie. Da scolpire la sua frase: ‘Non sono ricattabile!’. Voglio ricordare che il massimo contributo accettato per Fratelli d’Italia è di semplici 5000 euro. Appena riceverà l’incarico da Mattarella, basterà a Giorgia Meloni il primo giro di consultazioni per capire se il ‘gioco Ronzulli’ a danno di La Russa è servito al Cavaliere per tentare di ampliare la coalizione di governo. Ora, a Montecitorio e palazzo Madama,  si dovranno eleggere i capigruppo, per consentire l’avvio delle consultazioni al Colle per la formazione del nuovo governo. Per prassi costituzionale il Capo dello Stato dopo i presidenti emeriti consulta i presidenti dei due rami del Parlamento e, quindi, i leader di partito accompagnati appunto dai rispettivi capigruppo. Questa partita, sempre secondo il timing che si ipotizza, dovrebbe chiudersi nella giornata di lunedì  con la convocazione delle assemblee dei gruppi l’elezione dei presidenti. Giorgia Meloni verosimilmente ha colto  che per l’Italia è meglio stare con la Francia e la Germania che con altri Paesi e di certo non sarà derisa come capitò a chi,  rappresentando l’Italia,  incontrò i sorrisi canzonatori della Merkel e di Sarkozy.

Andrea Viscardi