Scuola: crocifisso della Lega e nuove tradizioni
Una recente proposta di legge della Lega prevede l’esposizione obbligatoria del Crocifisso in tutti i luoghi pubblici: scuole di ogni ordine e grado, comprese università, a cui si aggiungono carceri, porti e aeroporti, ospedali, uffici di pubblica amministrazione e giudiziari. “Esporre in luogo elevato e ben visibile l’immagine del Crocifisso” recita la proposta, che prevede anche una salatissima multa, fino a 1000 euro, per tutti i trasgressori. A muovere l’iniziativa del partito è stata la necessità di proteggere il patrimonio “storico e civico-culturale dell’Italia”, di cui, a detta della deputata leghista, Simona Bordonali, prima firmataria della proposta, la cultura cattolica è un essenziale elemento costitutivo.
Quella del crocifisso nelle aule è una questione annosa, che vede la sua ultima risoluzione nel diplomatico verdetto della Cassazione del 10 settembre 2021, quando si era deciso per un “non-obbligo” di esposizione, senza neanche escludere la possibilità di inserire simboli, di altre religioni, nelle aule. Ma la Lega punta ad ampliare l’obbligo oltre le aule scolastiche, cosa di cui non si discuteva neanche nel regio decreto del 1924 che, per la prima volta, ha introdotto l’esposizione del Crocifisso alle sole scuole elementari e medie.
L’unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti fa affidamento sugli articoli 7 e 8 della Costituzione, i quali sanciscono l’uguaglianza, di tutte le religioni, di fronte alla legge e riconoscono lo stato cattolico come sovrano, ma indipendente e non in grado di influire sull’ordine giuridico dello Stato italiano, dichiarato laico. La Cei, d’altro canto, difende il Crocifisso come “espressione di un sentire comune e radicato nel nostro paese”, che non divide e non crea disuguaglianze di alcun genere. Ma questo “sentire comune” potrebbe essere meno radicato di quanto non si crede.
Secondo i dati dell’Istat, riferiti allo scorso anno, solo 1 italiano su 5 frequenta, assiduamente, i luoghi di culto. Il 31% di tutta la popolazione italiana, invece, non mette mai piede in chiesa, se non per occasioni speciali. E nonostante la popolarità di Papa Bergoglio, il successo della Giornata mondiale della gioventù a Lisbona, la tendenza è in diminuzione, soprattutto tra i giovani. Nelle classi, in cui l’insegnamento della religione cattolica non è neanche obbligatorio, il Crocifisso è un simbolo che perde di significato ed è solo per questo che non crea divisione tra i ragazzi. Mentre all’interno di un ufficio giudiziario, con il Crocifisso, si viene meno al “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” su cui si fonda davvero lo Stato.
La necessità di inserire un obbligo conferma la tendenza in diminuzione dei fedeli praticanti e svaluta, allo stesso tempo, il valore simbolico del Crocifisso, decontestualizzandolo in un contesto laico. Chiedere che non venga esposto non significa imporre un “obbligo giacobino di rimozione”, come ha dichiarato la Bordonali, ma semplicemente andare incontro alle esigenze di uno Stato che cambia.
di Alice Franceschi