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Le Fiamme Gialle baresi hanno smantellato una presunta organizzazione dedita alle truffe dei risparmiatori

Gli uomini del comando provinciale della guardia di finanza, agli ordine del comandante, il generale di Brigata Pasquale Russo, in esecuzione dio un decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice delle indagini preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese hanno sequestrato, complessivamente, ai sette, sei milioni di euro. Due baresi, Annamaria Carpanelli e Massimo De Dato, un romano domiciliato a Bari, Andrea Polegri, un comasco residente nel Regno Unito, Fabio Pastore, due calabresi, entrambi, residenti in Gran Bretagna, Massimiliano Arena e Giovanni Modafferi e un sannicandrese, Giuseppe Paolo Binetti sono finiti nei guai con la giustizia per alcune presunte illecite attività finanziarie canalizzate verso l’estero. Al momento sono tutti indagati con l’accusa, a vario titolo e in concorso tra loro e con l’aggravante della transnazionalità, associazione a delinquere, abusivismo finanziario, truffa, autoriciclaggio e di svolgimento di attività professionale senza abilitazione. Secondo il teorema accusatorio gli indagati avevano ideato, organizzato e messo in atto un sistema truffaldino ai danni dei risparmiatori quasi tutti della provincia di Bari che proponeva loro, la sottoscrizione, attraverso artifizi e raggiri, la sottoscrizione di contratti di investimento denominati “Fixed Bond Term” o più comunemente detti “Bond”, promettendo la corresponsione di interessi al tasso annuo netto, mediamente applicato, del 6 per cento. Inoltre secondo gli investigatori del nucleo Pef delle fiamme gialle sarebbero state offerte, agli stessi risparmiatori, attraverso società ungheresi parimenti prive di abilitazioni ad operare in Italia, anche, nuove forme di investimento, denominate “conto deposito” o “adesione prestito societario”, garantendo rendimenti annuali oscillanti tra il 3 e il 7 per cento, ben superiori a quelli riconosciuti sul mercato da prodotti con caratteristiche analoghe. I servizi di “finanza innovativi” contestati venivano promossi attraverso la pubblicazione di annunci pubblicitari, avvalendosi della piattaforma Facebook e utilizzando, inoltre, inserzioni su quotidiani regionali online, oltre che direttamente attraverso uffici aperti a Bari per ricevere la clientela. Dalle indagini è spuntata fuori, anche, la sottoscrizione di un contratto di sponsorizzazione, di circa 250.000 euro, a favore della società sportiva del Piacenza Calcio, sciolta nel 2019. L’organizzazione al fine di evitare l’individuazione dei flussi finanziari li canalizzava in Repubblica Ceca, Polonia, Lituania, Ungheria, Regno Unito, Germania e Bulgaria, per occultarne la provenienza illecita.

Nicola Mangialardi