Emergenza carceri, nel minorile “Fornelli” scarsa la assistenza sanitaria. Dure accuse alla politica
Emerge una situazione drammatica dall’audizione, di ieri mattina, in Commissione regionale di studio e d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata in Puglia, sul tema delle criticità di carattere sanitario, in cui si trovano i giovani minori in stato di detenzione presso l’Istituto Penitenziario dei Minorenni di Bari e i minori segnalati ai Servizi Minorili con dipendenze patologiche o con disturbi psichiatrici e psicopatologici presi in carico dal Servizio Sanitario territoriale. Per la presidente del Tribunale dei minori del capoluogo pugliese Valeria Montaruli, “la situazione dell’assistenza sanitaria è allarmante con minori e giovani adulti sottoposti a esecuzione delle pene all’interno e all’esterno e per questo ho segnalato la cosa alla Regione”. Come un fiume in piena, agganciandosi alla magistrata è intervenuto il direttore del carcere minorile barese, Nicola Petruzzelli che, esasperato, ha usato toni forti e diretti. “Sono anni che interloquiamo con la Asl barese che ha deciso di organizzare il servizio di una unità operativa complessa che copre gli istituti di Bari, Altamura e Turi. Non è mai stato stipulato un protocollo di intesa”, ha aggiunto il direttore, “che è in gestazione dal 2008 e l’ultima interlocuzione risale a dieci anni fa. Il protocollo deve mettere nero su bianco evidenziando chi deve fare cosa, dall’ambito medico a quello specialistico con gli autonomi dipartimenti riabilitativi come la salute mentale e la psichiatria infantile, alle dipendenze. Noi non sappiamo se i vaccini li dobbiamo fare in carcere o nei centri vaccinali. La nostra disponibilità negli anni è stata sempre totale, ci vuole questo protocollo di intesa. Poi, c’è la questione di medicina generale. La mattina”, ha spiegato Petruzzelli “non sappiamo chi viene a far le visite, non abbiamo cartelle cliniche informatizzate. Forse il ruolo di medico penitenziario non è appetibile e, per questo, vengono medici a scavalco che non conoscono i minori. Attualmente abbiamo 21 ospiti sui 35 previsti e la norma prevede che i detenuti vanno visitati a prescindere dalle richieste”. Un grido d’allarme preciso e accorato quello lanciato dal dirigente dem ministro di via Arenula secondo il quale “occorre una proficua convivenza tra due amministrazioni diverse dello Stato, ovvero il ministero della Giustizia e il servizio sanitario nazionale che devono lavorare in simbiosi con una disciplina che oserei dire dovrebbe essere ossessiva per il semplice motivo che la salute impatta sulla libertà delle persone. È pazzesco che, da otto anni, la Regione Puglia non riesce a stipulare un protocollo d’intesa in materia come stabilito dalla Conferenza Stato Regioni del 2017. Sono anni che si perde tempo con tavoli tecnici, più o meno pletorici, con vari gruppi di lavoro che nel tempo vedono i loro componenti andare in pensione. Il dipartimento della salute dove sta? Da quanti anni non si riunisce l’osservatorio obbligatorio regionale, istituito dallo stesso presidente Emiliano. Voi dove siete?”, chiede rivolgendosi retoricamente alla commissione regionale. Poi, l’annuncio della riapertura dell’istituto minori a Lecce. “Noi stiamo in galera e gestire questi problemi. Prima di ferragosto si riaprirà il polo penitenziario minorile del Salento”. Ma la discussione si fa ancora più drammatica quando Petruzzelli entra nel vivo dei problemi. “Non esiste un servizio di odontoiatria della decenza per i detenuti minori che devono ricorrere al policlinico chiedendo favori e organizzando pericolose traduzioni. Diteci, almeno, dove dobbiamo portare i detenuti a curarsi i denti”, chiede il direttore del Fornelli che aggiunge, “prima avevamo un presidio medico adesso, invece, solo un infermiere nelle ore di giorno che non può somministrare farmaci. Il fine settimana è, poi, tragico, la guardia medica è impegnata, il 118 non si sposta per somministrare farmaci e il medico della casa circondariale è pieno di lavoro, per questa ragione chiedo di sapere come vengono ripartiti i fondi assegnati ogni anni dal Cipe di circa 13 milioni all’anno, come la Asl barese ha speso i fondi sanitari per la giustizia minorile dal primo aprile del 2008 ad oggi. Sen non bastano i fondi deve intervenire la Regione per coprire le spese di un medico da far stare nell’istituto e dei medicinali di fascia C che non sono certamente dei regali. Non è concepibile che si debba far comprare ai detenuti la crema per le verruche quando c’è un apposito DPCM che prevede che questi farmaci debbano essere dispensati gratuitamente. E la maggior parte dei farmaci di questa fascia sono medicinali oculistici o dermatologici. Ma perché se è previsto per legge che debbano essere forniti gratuitamente questo non avviene? Non basta”, continua Petruzzelli, “che la Regione Puglia recepisca nel suo ordinamento le norme nazionali se, poi, non le applica. E la situazione”, aggiunge, “è identica nel settore della formazione professionale, di competenza, con il decentramento, della Regione e noi dal 2017 non vediamo un corso di formazione professionale ma i fondi dei Por destinati ai detenuti, dove stanno? Su questo farò un accesso agli atti perché quelli sono fondi vincolati e maggiorati, rispetto alle altre regioni, perché siamo “obiettivo uno”. Noi abbiamo soggetti sotto obbligo scolastico e formativo. Per i problemi carcerari occorre passare dalla fase di studio del paziente a quella di cura altrimenti, nel frattempo, rischiamo le morti. Noi”, conclude il direttore dell’IPM, “siamo sconvolti, io neanche dai delinquenti ottengo ragionamenti omertosi come quelli della Regione Puglia, perché a me i delinquenti mi rispondono e questa situazione non è certo bella. Quando scrivo alla direzione generale regionale della pubblica istruzione ottengo risposte, con la Regione Puglia, invece, sono sempre in attesa di ottenerle e mi ritrovo con convocazioni di cabine di regia che nascono dalla cassa delle ammende che ha deciso di investire nel mondo delle carceri, ma la titolarità di istruzione e lavoro delle carceri è essenzialmente dell’ente Regione. La buona amministrazione non ha bisogno del manganello giudiziario perché il buon andamento della pubblica amministrazione è insito nei principi costituzionali del nostro Paese”.
Nicola Mangialardi