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Carabinieri, il reparto che opera all’ombra del Castello Svevo

Non molti sanno che tra le mura del Castello Svevo di Bari, operano, con la loro base operativa interregionale di Puglia e Basilicata, i carabinieri del comando che si occupa della tutela del patrimonio culturale. Un gruppo di uomini, altamente specializzato e costantemente aggiornato, comandati dal tenente colonnello Giovanni Di Bella.

È questa una delle strutture dell’Arma che si occupa della sicurezza e salvaguardia del patrimonio culturale attraverso apposite e mirate attività di prevenzione e repressione delle violazioni alla legislazione di tutela dei beni culturali e paesaggistici. Una articolazione della Benemerita, che pur dipendendo direttamente dal Ministero della Cultura, è una delle strutture qualificanti del Comando delle unità mobili e specializzate dei carabinieri e che territorialmente è collegato funzionalmente al comando provinciale, aglio ordini del Generale di Brigata, Gianluca Trombetti, che coordina le operazioni nell’ambito del territorio metropolitano con il fondamentale supporto assicurato dalle stazioni.

I risultati, registrati dai militari del Tpc del capoluogo puglie, nell’ultimo anno, sono impressionati. Solo l’anno scorso hanno recuperato e restituito al patrimonio culturale italiano 3.713 beni culturali a rischio di definitiva dispersione sul territorio nazionale ed internazionale. In pratica hanno effettuato mediamente oltre 10 recuperi al giorno. Secondo i dati del comando metropolitano barese si è registrato un incremento del 207 per cento di persone denunciate per ricettazione che sono passate da 51 a 108 cresce esponenzialmente, anche, il numero dei soggetti denunciati per associazione a delinquere che passa da 2 a 30. Aumentano i casi finiti sotto la lente della giustizia di scavi clandestini, con 35 persone denunciate rispetto alle 21 dell’anno precedente, come le persone denunciate per furto di beni culturali  che da 27 passano a 34. Raddoppia, inoltre, il numero delle persone denunciate per esportazione illecita che da 17 arrivano a 38. In compenso, però, nel periodo preso in esame di comparazione si è altresì rilevata una graduale diminuzione dei furti di beni culturali che da 15 sono passati a 6. Sul fronte dei sequestri, operati dai militari del capoluogo pugliese, spiccano i dati dei recuperi di beni antiquariali archivistici e librari che da 18 dell’anno precedente passano a 427 e dei beni archeologici che da 2560 arrivano a 3286 di cui quelli relativi alla numismatica archeologica passano da 2164 a 2213. Sequestri per un valore economico complessivo stimato di circa 2.827.500 euro, qualora i beni fossero stati immessi sul mercato. Il mercato clandestino delle opere d’arte e in particolare dei reperti archeologici guarda, secondo quelle che sono le risultanze investigative, essenzialmente verso i Paesi del nord Europa. “Il profilo degli acquirenti di questo tipo di beni”, spiega il comandante Di Bella, “è legato all’alto grado di conoscenza degli acquirenti, si tratta sempre di grandi estimatori e conoscitori della materia. Persone, ovviamente, facoltose che si possono permettere il lusso di spendere ingenti somme di denaro per venire in possesso di opere”. Un’altra figura importante nella filiera del mercato illecito dei beni culturali sono i tombaroli. “Questi”, spiega Di Bella, “sono conoscitori del territorio e normalmente sono persone che compiono l’attività illecita tramandata di generazione in generazione. Uno dei posti, nel barese, più interessato al fenomeno dei tombaroli è l’area murgiana. I tombaroli, che poi si affidano a intermediari, operano con due sistemi, ovvero o attraverso l’impiego di metal detector oppure puntellando le zone oggetto delle ricerche per cercare di scoprire l’esistenza di insediamenti tombali”. A Bari, spesso, i ritrovamenti di piccoli reperti avvengono in case e studi di professionisti che spesso ricevono in regalo i piccoli oggetti. Per questo è importante sapere che chiunque ritrovi o venga in possesso di un reperto deve, entro 24 ore, contattare le autorità per informarle e avviare le procedure previste per legge.