Quando un Comune non aderisce alla negoziazione e rischia il giudizio
La negoziazione assistita per le azioni risarcitorie agli abitanti dell’Umbertino, rievocando il celebre passo letterario manzoniano, “non s’ha da fare”. A stabilirlo, questa volta, non è stata la penna di uno scrittore ma il direttore generale del Comune di Bari, Davide Pellegrino, sentita l’Avvocatura civica dell’ente e in ottemperanza con quanto deliberato dalla Giunta Municipale, lo scorso 22 luglio. A fine luglio scorso, una ventina di residenti del quartiere “Umbertino” del capoluogo pugliese ritenendo, a vario titolo, di essere stati danneggiati dall’esplosione del fenomeno della Movida e convinti di aver diritto a essere ristorati dei danni economici e psicologici causati dalla caotica vita notturna e non solo di quel quadrilatero barese, attraverso il loro legale, l’avvocato Ascanio Amenduni, avevano invitato l’Ente locale barese ad aderire alla procedura di negoziazione, essendo il ristoro quantizzabile in una somma al di sotto di cinquanta mila euro per ogni ricorrente. Per loro proprietari, locatari, usufruttuari, capifamiglia con all’interno del nucleo familiare persone affette da gravi disabilità, anziani e, per finire, residenti professionisti, come medici, che hanno bisogno di riposare tranquillamente la notte prima di recarsi a lavorare nei reparti ospedalieri l’indomani mattina, il fenomeno del divertimento notturno provoca nocumento e di questo sarebbe responsabile il Comune che, invece, non riuscirebbe a garantire gli standard di tranquilla vivibilità in quella zona. La doglianza, secondo, i presunti danneggiati nasce “a causa della abnorme concentrazione, consentita dall’ente locale, di numerosi esercizi di ristorazione e di somministrazione di bevande, sono sottoposti a immissione di rumori intollerabili nelle loro abitazioni, nonché all’invivibilità urbana del suddetto quartiere in ogni momento del giorno e della notte con grave pregiudizio della fruizione della quiete domestica e della vita privata e familiare, nonché con compromissione del sonno ristoratore delle persone, quindi della salute personale e dei propri animali domestici. La situazione lamentata particolarmente grave quando colpisce categorie fragili come anziani, minori e diversamente abili, va avanti da oltre due lustri”. Di parere opposto, invece, il comune secondo il quale ci sarebbe “l’assenza di elementi di responsabilità imputabili al Comune in relazione alle richieste risarcitorie avanzate dai residenti a fronte degli effetti negativi che sarebbero stati provocati dalla movida notturna in alcune aree del quartiere”. La controversia sembra assumere i contorni di una lotta, di biblica memoria, tra Davide e Golia. Secondo la norma il Comune avrebbe, qualora lo avesse ritenuto aderire alla proposta negoziativa entro venerdì prossimo, ma da Palazzo di Città sono stati anticipati i tempi declinando l’invito. Ma i ricorrenti non ci stanno, soprattutto, tenendo conto di quanto stabilito dalla Cassazione, secondo cui i Comuni possono essere ritenuti responsabili per immissioni di rumore che superano i limiti di tollerabilità, specialmente se causate da eventi o attività che il Comune stesso organizza o gestisce. Questo vale sia per il risarcimento dei danni ai residenti che per l’obbligo di ridurre il rumore entro i limiti consentiti.

Per l’avvocato Amenduni, che rappresenta gli interessi dei privati ricorrenti, “era prevedibile che il comune avrebbe rifiutato di sottoporsi alla negoziazione assistita, ma era obbligatorio invitarlo a farla per rendere procedibile la futura azione giudiziale, in seno alla quale la parte che ha rifiutato la negoziazione può essere condannata, in caso di soccombenza, anche ad un risarcimento del danno di tipo sanzionatorio non necessitante di prova specifica. Certo”, conclude l’esperto legale, “siccome l’istituto della negoziazione assistita, obbligatoria per cause risarcitorie sotto i cinquantamila euro, è stato introdotto dallo Stato per deflazionare il contenzioso e abituare le parti a trovare accordi senza giudice, ci aspettavamo che il Comune di Bari articolazione territoriale dello Stato medesimo, desse il buon esempio, ma evidentemente ci siamo sbagliati, perciò a settembre, alla luce di questa decisione dell’Ente locale, può essere instaurata la causa civile per la quale però occorre essere molto scientifici e analitici”.