La riforma della giustizia non è né rivoluzionaria né il puro placebo
Il pacchetto giustizia approvato dal governo in materia penale, non è né la rivoluzione rispetto alla disastrosa e giustizialista riforma Bonafede, né il placebo così liquidato da quanti sono consci che di ben altra cura avrebbe bisogno la giustizia italiana. Una riforma approvata all’unanimità dal governo di unità nazionale che è stata il frutto di un compromesso che tiene conto delle opinioni di tutte le forze della maggioranza e che a seconda del posizionamento politico utilizza per vantare risultati positivi verso i propri elettori o per far polemica (s’intende per finta) contro il governo di Mario Draghi. Non possiamo negare ,però, che è stato un primo passo positivo rispetto alla barbarie e al giustizialismo del governo Conte e del suo Ministro Bonafede, ispirato dal guru, Pier Camillo Davigo, finito anche lui nelle pastoie del teorema Palamara. Tutto sommato un buon inizio ma non basta. I garantisti sanno bene che non devono abbassare la guardia. Al contrario, proprio queste fasi politiche contrassegnate da un’emergenza nazionale e da una contraddittorietà in termini di schieramenti e posizionamenti, potrebbero portare al raggiungimento di obiettivi fino ad ieri considerati irraggiungibili. Un’occasione che non va sprecata, soprattutto perché è in atto la raccolta delle firme per i referendum. Qualcuno, semplicemente direbbe:” Batti il ferro finché è caldo”. La spinta della mobilitazione popolare, da una parte, un accordo trasversale dall’altra, possono rappresentare quel quid che manca, affinché il cammino verso la riforma possa imboccare con più forza la strada giusta, nonostante l’eterogeneità della maggioranza governativa. Bisogna far presto se si vuole che i Sindaci e tutti gli amministratori locali s’impegnino a presentare progetti per usufruire dei fondi del PNRR, senza incorrere, per futili motivi, nelle maglie di una giustizia, che tale non è più, che non viene amministrata ‘In Nome del popolo Italiano ‘ ma di pochi potentati al cui sevizio militano diversi PM diretti dal CSM e dalle sue correnti. Lo scotto che i Sindaci e gli amministratori hanno pagato è stato troppo alto: sottoposti a procedimenti penali lunghi, inutili e inconsistenti, sospensioni dalla carica, famiglie distrutte e messe alla gogna, per poi essere assolti. Occorrerebbe partire da questo dato per dare concretezza al processo di semplificazione di cui il Paese ha tanto bisogno. Questo non significa impunità. Chi sbaglia paga, ma venga valutato con criteri razionali e chi svolge la propria funzione con correttezza, lo possa fare con serenità, senza il timore che ad ogni virgola omessa, oda il tintinnio delle manette. Una riforma della giustizia rivoluzionaria rispetto ad un passato oscurantista e giustizialista, costituirebbe una vittoria per il nostro Paese e un beneficio per tutti gli italiani.