Politica

Reddito di cittadinanza e Matteo Renzi: ‘Non ha funzionato, troppi percettori illegittimi’

‘È bastato l’annuncio di questo referendum per costringere Salvini a fare marcia indietro sul reddito di cittadinanza. Non male come primo risultato politico. Il secondo sarà scardinare questa legge’, così Matteo Renzi a La Stampa sul referendum sul reddito di cittadinanza. “Da quando è uscito il mio libro dove annunciavo l’idea del referendum contro il ‘reddito’  ricevo ogni giorno tra le quindici e le venti minacce di morte. Ne calcoliamo circa 600 in un mese. Ma è normale.  Fino a due mesi fa tutti dicevano che il ‘Reddito’ non si doveva toccare. Dai grillini allo stesso Pd. Poi, appena io faccio uscire sul mio libro l’idea di un referendum, partono due diverse reazioni: la prima di chi dice, ‘tutto sommato abbiamo fatto un errore’, ovvero Salvini. Il quale fa un ‘mea culpa’ incredibile, una straordinaria conversione. Questa è l’estate delle conversioni sulla via di Damasco. Come quella di Giuseppe Conte sul decreto immigrazione: insomma sembra che il governo Conte Uno lo abbiano guidato i fantasmi.  Comunque sia, andiamo avanti: la seconda reazione è di Pd e 5stelle, che all’unisono hanno cominciato a dire che la legge si può migliorare. Ora, è evidente che c’è una parte di italiani che prende quel reddito e farà una battaglia in suo favore. L’assegno in parte va a povera gente davvero. Ma è una misura che incrocia anche un pezzo di criminalità, manovalanza che ha incassi illegali, a cui somma il Rdc.  Credo che avremo gran successo nella raccolta firme e che a quel punto sarà interesse soprattutto di 5stelle e Pd di trovare una soluzione’. 

Il reddito di cittadinanza è la misura di welfare più costosa e più criticata nella storia repubblicana nata per essere una misura di contrasto alla povertà assoluta.  Nella realtà dei fatti la misura  nata per contrastare la povertà è divenuta la condizione base per  essere eternamente assistito.

La realtà ci ha detto finora che sono 1.343.624 i nuclei familiari beneficiari  con 3.238.931 persone coinvolte con un importo medio per nucleo di 582,53 euro (dati INPS al 7 aprile 2021). Le pensioni di cittadinanza sono invece 140.820 con 159.672 persone coinvolte con un importo medio di euro 269,57. Totale percettori 1.484.444, di cui 817.487 residenti tra Sud ed Isole, 336.929 nelle regioni del nord e 230.028 al centro.

È noto che il beneficio Rdc è condizionato, fatte le eccezioni previste dalle condizioni di esenzione, alla partecipazione a progetti di utilità collettiva e alla disponibilità ad entrare nel mercato del lavoro. Quest’ultima parte è la nota dolente dell’inefficacia della misura e anche del suo scarso consenso nel Paese.

La Regione Puglia  sta sperimentando  una procedura di cooprogettazione ai sensi del Codice unico del terzo settore, incardinata nella cornice di linee guida regionali e nell’attività su scala territoriale per ambito territoriale sociale con i soggetti del terzo settore  che vi operano, comprese agenzie per il lavoro private accreditate, associazioni, imprese sociali, enti di formazione ed altro  scelti con l’unico requisito di essere soggetti coerenti dal punto di vista progettuale. 

La strada da intraprendere richiede, come avvenuto per il contrasto alla povertà educativa in un recente bando del Ministero dell’Istruzione, di utilizzare strumenti normativi innovativi come quelli previsti dal Dlg 117/2017, artt. 55 e 56 per avviare una stagione della sussidiarietà verticale e orizzontale nello stesso tempo, che salvi la ratio meritoria delle misure di contrasto alla povertà e non riporti i poveri a essere privi di risposte. Si tratta altresì di fare in modo che i furbetti non facciano del reddito di cittadinanza il loro lavoro part time o peggio ancora l’unica attività alla luce del sole.

La collaborazione tra Pubblica Amministrazione e Terzo settore può essere la strada giusta. 

Una tale prospettiva e un tale modello aiuterebbero la misura a recuperare il consenso che merita il compito a cui ambisce e a imboccare l’incrocio tra sussidiarietà orizzontale e verticale, ma anzitutto salverebbe il senso di umanità della popolazione, facendo sì che nessuno gridi allo scandalo se lo Stato aiuta un povero e che nessuno possa dire altresì che lo Stato aiuta i falsi poveri. Del resto la beneficienza e l’assistenza materiale e morale ai fragili nasce storicamente nella cultura del dono degli individui singoli e associati e trova fondamento nell’umanità degli uomini e dei popoli: ha, insomma, natura sussidiaria. E nella sussidiarietà può rifocillarsi e trovare il giusto equilibrio l’impegno stabile dello Stato per i più poveri nella delicata fase storica che stiamo vivendo.

Esiste un fronte contro il reddito di cittadinanza, che vede allineati partiti di destra e di sinistra, con una visione opposta su molti temi ma non sul sussidio che, nel 2021, è andato a più di 1 milione e mezzo di famiglie, secondo i  dati Istat aggiornati a luglio di quest’anno – gli stessi numeri parlano di ben 3 milioni di individui beneficiari. Il cortocircuito interno alla maggioranza che sostiene il presidente del Consiglio Mario Draghi mette a rischio la tenuta dell’esecutivo, di fatto configurandosi come una delle incognite che pesano sul futuro dell’attuale premier. 

Ma chi vuole scavare la fossa a una delle misure sulle quali i Cinque Stelle non intendono fare marcia indietro? Così come il “chi” anche il “come” non è una domanda di ordine secondario, perché, per raggiungere l’obiettivo di un abolizione del provvedimento è stato evocato lo strumento per eccellenza di democrazia diretta.

In prima fila c’è Matteo Renzi, il leader di Italia Viva, partito che fa parte dell’attuale maggioranza a sostegno dell’esecutivo di Mario Draghi. 

Decisamente meno sfumata la posizione del numero uno del Carroccio, Matteo Salvini: per il segretario della Lega il reddito di cittadinanza “va cancellato assolutamente”. Si salda così un asse insolito e trasversale rispetto alle divisioni destra-sinistra.

L’ex premier del Pd ha evocato lo strumento di partecipazione popolare per eccellenza, si tratta di quel referendum previsto dalla Costituzione. L’iter in questo caso non è breve, ma in causa sarebbero chiamati direttamente gli elettori: il primo passo sarebbe depositare il quesito referendario, una mossa che Renzi intende compiere all’inizio di settembre.

 ‘Questo reddito di cittadinanza non ha funzionato. Ci sono troppi percettori illegittimi’, afferma Matteo Renzi a ‘Morning News’ si dice pronto al referendum per abolire il sussidio economico ‘voluto da Salvini, Di Maio e Conte. Dai nostri studi i percettori illegittimi sarebbero circa 50mila, e circa 400 milioni i soldi sottratti alle casse dello Stato: mezzo miliardo l’anno, rubato alla gente per bene. Lavoriamo per aumentare i redditi di chi lavora sfidiamo il sindacato a  migliorare le condizioni di chi lavora.  È chiaro che ci vuole una misura per chi non ce la fa  il nostro governo aveva proposto una misura chiamata reddito di inclusione che non è la misura di chi dice ‘stattene sul divano’ e si prende un assegno a carico dello Stato’.

Diverso il modus operandi immaginato da Salvini: ‘A settembre proporremo un testo e io metterò la prima firma all’emendamento’.