Politica

Centrodestra e ‘le elezioni del nostro scontento’


 Nessuna grande città conquistata, ballottaggi che sono andati molto peggio del previsto, gli unici territori “di peso” presi sono quelli dove erano stati candidati esponenti di Forza Italia e, comunque, moderati. Peggio di così per Salvini e Meloni non poteva andare. La prima difesa è stata quella di negare l’evidenza. ‘È una sconfitta, bisogna ammetterlo ma parlare di débâcle è eccessivo’.  Matteo va oltre: prova quasi a camuffare la rotta da mezza vittoria: “Se la matematica non è un’opinione abbiamo guadagniamo due sindaci”. Michetti travolto a Roma e lasciato solo di fronte alle telecamere ad ammettere la sconfitta, la sicurissima Trieste combattuta fino all’ultimo voto.

E’ praticamente impossibile   minimizzare scaricando  tutte le colpe a Enrico Michetti e a Paolo Damilano perché i candidati della destra hanno perso dappertutto.

Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno mandato al fronte  quei candidati deboli a prendersi le legnate del centrosinistra. I leader sovranisti sconfitti, i sindaci riformisti vincenti. Giorgia chiede un vertice del centrodestra in settimana, comprendendo che «i tre partiti hanno tre linee diverse e questo genera disorientamento».

Si rinfacceranno le responsabilità. L’unica cosa buona per entrambi è che in questa circostanza entrambi non dovrebbero avere rogne interne: Giancarlo Giorgetti ha perso a Varese e anche a Torino, dove Paolo Damilano era considerato “suo” e dentro Fratelli d’Italia – se si eccettua la voce libera di Guido Crosetto – non esiste, che si sappia, un dibattito interno. La sola verità è che Salvini e Meloni non hanno una linea politica chiara.

Letta parla di trionfo ma deve essere d’accordo con quanto ha affermato Beppe Sala che dice di ‘non montarsi la testa’ perché le elezioni politiche sono un’altra cosa. E in effetti la buona salute dimostrata dal Pd, per certi versi inattesa, va misurata anche tenendo conto di fattori difficilmente replicabili, lo schianto della destra, la sparizione del Movimento 5 stelle e il crollo della partecipazione che ha evidentemente danneggiato la destra in modo irreparabil

Il dato dell’astensione è effettivamente impressionante. Nelle città, starà ai nuovi sindaci far recuperare credibilità alla politica locale dopo i disastri del populismo metropolitano di Virginia Raggi e Chiara Appendino. A livello nazionale, sarà bene cominciare a lavorare sul rinnovamento di partiti che per un motivo o per l’altro non attirano più l’interesse di milioni di persone. E può darsi anche che nella ennesima puntata della storia politica italiana spunti qualcosa di nuovo, per tentare di recuperare la distanza far politica e società. Il tutto mentre Mario Draghi governa.

L’elettore di centrodestra deve afferrare che essere primo nei sondaggi conta veramente poco se non si arriva al governo delle cose. La narrazione dei leader che parlano di complotto dei media, dei provocatori di piazza, forse dei servizi segreti, non regge. Una volta sono le Sardine, un’altra il Papeete, poi Forza Nuova e il Barone Nero, la Cgil ed altro. Tutto questo non regge più.

Il povero elettore di centrodestra vorrebbe sapere perché hanno candidato Enrico Michetti, perchè sono stati ostili al green pass, perchè non hanno chiesto i voti in virtù di un programma ben definito.

Il centrodestra dovrà essere attento ai sentimenti dell’elettore ma senza un rigido esame di coscienza potrà riconoscere altre pesanti sconfitte anche nelle elezioni politiche.

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