Politica

Matteo Salvini tra formazione politica e pizza rifiutata

 Il leader della Lega taglia corto. «Se c’è un centrodestra asservito alla sinistra, il mio compito è portare l’alleanza a tornare a essere orgogliosamente centrodestra, conservatore, liberale rivoluzionario e costruttivo, in Italia e in Europa».

Matteo Salvini, con il sostegno dei dirigenti, ha  deciso di cambiare qualcosa nella linea del partito, in attesa dell’assemblea di metà dicembre a Roma che definirà meglio i contenuti, comincia dalla comunicazione». Si va da Isabella Tovaglieri, 34 anni, eurodeputata di Busto Arsizio, leghista di terza generazione: suo nonno Giancarlo, che fu sindaco dc della cittadina del Varesotto, fu uno dei primi collaboratori di Umberto Bossi. 

 Altro nome Rebecca Frassini, 32 anni, in Parlamento dal 2018, originaria di San Paolo d’Argon, Comune in provincia di Bergamo che è guidato dal papà Graziano. Poi Alberto Stefani, 29 anni, sindaco di Borgoricco, provincia di Padova, uno dei più giovani primi cittadini d’Italia che è pure deputato e commissario della Lega in Veneto. Infine , tra i volti nuovi c’è anche Luca Toccalini, che ha 31 anni ed è il segretario nazionale della Lega giovani, ruolo che gli è stato lasciato da Andrea Crippa, oggi vice di Salvini.

In realtà il problema delle divergenze con Giorgetti non si risolverà scegliendo giovani ai quali affidare ruoli sostanziali. Il problema risiede nella sostituzione di una operativa linea politica ove vengono fissate le boe direzionali.

Il problema non è Giorgetti, che una sua credibilità internazionale se l’era creata da tempo. Il problema è se Salvini vuole sposare una nuova linea o starne fuori.  Afferma Giorgetti: ‘Questa scelta non è ancora avvenuta perché, secondo me, non ha ancora interpretato la parte fino in fondo. Matteo è abituato a essere un campione d’incassi nei film western. Io gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar. È difficile mettere nello stesso film Bud Spencer e Meryl Streep. E non so che cosa abbia deciso’.  Afferma questo nel corso dell’intervista con  Bruno Vespa per il libro “Perché Mussolini rovinò l’Italia (e come Draghi la sta risanando)” in uscita il 4 novembre da Mondadori Rai Libri.

Se vuole istituzionalizzarsi in modo definitivo, Salvini – insiste l’esponente dell’Esecutivo – deve fare una scelta precisa. Capisco la gratitudine verso la Le Pen, che dieci anni fa lo accolse nel suo Gruppo. Ma l’alleanza con l’Afd non ha una ragione. Finora la svolta europeista “è un’incompiuta. Il leader del Carroccio «ha certamente cambiato linguaggio. Ma qualche volta dice alcune cose e ne fa altre. Può fare cose decisive e non le fa».

 Con Matteo Salvini Giorgetti, «continueremo a lavorare così» e a «mantenere un binario comune finché il treno del governo viaggia veloce, altrimenti rischiamo noi di finire su un binario morto».  Nel Carroccio ‘non ci sono due linee’. Al massimo, sensibilità diverse. Direi che in una squadra c’è chi è chiamato a fare gol e chi è chiamato a difendere. Io, per esempio, ho sempre amato Andrea Pirlo. Qualcuno deve segnare, qualcuno deve fare gli assist.

Salvini liquida con una battuta il caso della pizza tra il suo vice Giancarlo Giorgetti e Luigi Di Maio. «Io, la pizza la mangio con la fidanzata». In realtà, come racconta il Corriere della Sera, Salvini non ha voglia di parlare. E pare non interessato a parlare neanche dell’intervista di Giorgetti a Bruno Vespa che da giorni tiene banco. È stato lo stesso Vespa, racconta il quotidiano milanese,  ieri alla scuola di formazione politica della Lega di Armando Siri per intervistare i ministri del partito, a mettere un punto alla questione: «È noto che Giorgetti ha una linea più favorevole al Ppe, forse il fatto di averlo scritto ha fatto un po’ di rumore. La novità non c’è. Devo dire che Giorgetti ha sempre detto: la Lega è una e il capo è Salvini. Punto e basta».

 Il leader della Lega taglia corto. «Se c’è un centrodestra asservito alla sinistra, il mio compito è portare l’alleanza a tornare a essere orgogliosamente centrodestra, conservatore, liberale rivoluzionario e costruttivo, in Italia e in Europa».

Matteo Salvini, con il sostegno dei dirigenti, ha  deciso di cambiare qualcosa nella linea del partito, in attesa dell’assemblea di metà dicembre a Roma che definirà meglio i contenuti, comincia dalla comunicazione». Si va da Isabella Tovaglieri, 34 anni, eurodeputata di Busto Arsizio, leghista di terza generazione: suo nonno Giancarlo, che fu sindaco dc della cittadina del Varesotto, fu uno dei primi collaboratori di Umberto Bossi. 

 Altro nome Rebecca Frassini, 32 anni, in Parlamento dal 2018, originaria di San Paolo d’Argon, Comune in provincia di Bergamo che è guidato dal papà Graziano. Poi Alberto Stefani, 29 anni, sindaco di Borgoricco, provincia di Padova, uno dei più giovani primi cittadini d’Italia che è pure deputato e commissario della Lega in Veneto. Infine , tra i volti nuovi c’è anche Luca Toccalini, che ha 31 anni ed è il segretario nazionale della Lega giovani, ruolo che gli è stato lasciato da Andrea Crippa, oggi vice di Salvini.

In realtà il problema delle divergenze con Giorgetti non si risolverà scegliendo giovani ai quali affidare ruoli sostanziali. Il problema risiede nella sostituzione di una operativa linea politica ove vengono fissate le boe direzionali.

Il problema non è Giorgetti, che una sua credibilità internazionale se l’era creata da tempo. Il problema è se Salvini vuole sposare una nuova linea o starne fuori.  Afferma Giorgetti: ‘Questa scelta non è ancora avvenuta perché, secondo me, non ha ancora interpretato la parte fino in fondo. Matteo è abituato a essere un campione d’incassi nei film western. Io gli ho proposto di essere attore non protagonista in un film drammatico candidato agli Oscar. È difficile mettere nello stesso film Bud Spencer e Meryl Streep. E non so che cosa abbia deciso’.  Afferma questo nel corso dell’intervista con  Bruno Vespa per il libro “Perché Mussolini rovinò l’Italia (e come Draghi la sta risanando)” in uscita il 4 novembre da Mondadori Rai Libri.

Se vuole istituzionalizzarsi in modo definitivo, Salvini – insiste l’esponente dell’Esecutivo – deve fare una scelta precisa. Capisco la gratitudine verso la Le Pen, che dieci anni fa lo accolse nel suo Gruppo. Ma l’alleanza con l’Afd non ha una ragione. Finora la svolta europeista “è un’incompiuta. Il leader del Carroccio «ha certamente cambiato linguaggio. Ma qualche volta dice alcune cose e ne fa altre. Può fare cose decisive e non le fa».

 Con Matteo Salvini Giorgetti, «continueremo a lavorare così» e a «mantenere un binario comune finché il treno del governo viaggia veloce, altrimenti rischiamo noi di finire su un binario morto».  Nel Carroccio ‘non ci sono due linee’. Al massimo, sensibilità diverse. Direi che in una squadra c’è chi è chiamato a fare gol e chi è chiamato a difendere. Io, per esempio, ho sempre amato Andrea Pirlo. Qualcuno deve segnare, qualcuno deve fare gli assist.