Politica

Giorgia Meloni e sistema elettorale: ‘Vergognoso il ritorno al proporzionale’

«FdI da sempre sostiene il taglio del sistema proporzionale e l’abolizione delle liste bloccate. Un ritorno al proporzionale sarebbe vergognoso e sarebbe solo l’ennesimo tentativo di tagliarsi addosso una legge elettorale quando si ha paura di perdere le elezioni»  ha detto il presidente di FdI, Giorgia Meloni, alla presentazione del libro di Bruno Vespa Perché Mussolini rovinò l’Italia che si è svolto al Tempio di Adriano a Roma e alla quale ha partecipato anche il segretario del Pd, Enrico Letta.

«Il cambiamento delle leggi elettorali in ogni legislatura avviene solo in Italia. Confido che Letta si assuma l’impegno a impedire che passi il proporzionale. Dici che siete piccoli? – ha domandato Meloni replicando al commento del segretario Pd – Ma io dico che siete uno degli azionisti di maggioranza del governo e, se siete piccoli, contate parecchio, perché quando volete qualcosa mi sembra che la otteniate».

«Confido che Enrico, essendo il segretario del secondo partito di maggioranza e azionista di riferimento della maggioranza, si assuma l’impegno di dire: il proporzionale non passa. Il centrodestra è contrario al proporzionale, noi siamo per il maggioritario. Per cui, se non ci sta il Pd, comunico ufficialmente che il proporzionale non si fa».

Per sistema proporzionale o rappresentazione proporzionale si intende genericamente qualsiasi sistema elettorale che miri a riprodurre in un organo di rappresentanza le proporzioni delle diverse parti dell’elettorato – generalmente in un’assemblea elettiva, per cui tali sistemi furono escogitati. La finalità è risolvere le disuguaglianze di rappresentazione dei partiti che sorgono nei sistemi elettorali maggioritari, soprattutto quando vi sono più di due forze fondamentali o quando le circoscrizioni hanno dimensioni diverse. La proporzionalità può essere alterata in vari modi: riducendola si combatte la frammentazione, tendenza ben nota nei sistemi proporzionali; ciò può avvenire variando il metodo di assegnazione dei seggi, introducendo una soglia, o limitando il numero di seggi in palio in ciascuna circoscrizione. Esistono vari sistemi di tipo proporzionale.

Gli obiettivi della rappresentanza proporzionale sono spesso contrastati con i collegi uninominali a sistema maggioritario.

Quasi sempre i sistemi proporzionali usano i partiti politici come misura della rappresentanza. Ad esempio, un partito che riceve il 15% dei voti in un tale sistema vedrà il 15% dei seggi assegnati ai propri candidati.

Metodi diversi di rappresentanza proporzionale possono portare a maggiore proporzionalità oppure ad un risultato più determinato.

Il sistema proporzionale a liste di partito è un approccio, in cui ogni partito politico presenta una lista di candidati: gli elettori scelgono una lista. La forma a liste aperte permette all’elettore di influenzare l’elezione dei candidati individuali all’interno della lista. L’approccio a liste bloccate no: è il partito a scegliere l’ordine, e i candidati più in cima alla lista avranno maggiori probabilità di essere eletti.

Un’altra possibilità è il voto singolo trasferibile (STV), che non dipende dai partiti o dalle liste. Gli elettori numerano i candidati in ordine di preferenza: se il loro candidato preferito riceve un numero insufficiente di voti, il voto si trasferisce alla seconda scelta e così via.

Altre variazioni comprendono il voto singolo non trasferibile (SNTV), il voto cumulativo e il voto limitato; questi sistemi possono essere definiti semi-proporzionali.

Sistema a lista di partito in una circoscrizione plurinominale

Questo sistema prevede che ogni partito elenchi i propri candidati sotto forma di lista: il numero di eletti della lista dipenderà dal numero di voti da essa ricevuti. Nei sistemi a liste bloccate gli elettori esprimono solo la preferenza per una lista: in tali sistemi, nell’ambito di ciascuna lista sono eletti i candidati che occupano i primi posti, cosicché di fatto i partiti stabiliscono le priorità di elezione per i propri candidati. Nei sistemi a liste aperte, nell’ambito di ciascuna lista sono eletti i candidati che abbiano ottenuto maggior consenso da parte degli elettori: a seconda dei casi, costoro possono esprimere una o più preferenze per i singoli candidati oppure possono indicare l’ordine di preferenza.

I sistemi elettorali misti combinano un sistema proporzionale nazionale o regionale con collegi uninominali eletti da un sistema maggioritario, nel tentativo di combinare l’espressione delle appartenenze partitiche minoritarie, garantita dal proporzionale, e quella di tutte le aree di cui si compone lo stato, garantita dal maggioritario.

«Nella sua prima intervista da neo eletto segretario del Pd, Enrico Letta ha detto alla trasmissione di Fabio Fazio ripartiamo dal Mattarellum, ha confermato di essere a favore del sistema maggioritario e ha ripetuto di essere contro le liste bloccate. Si tratta di battaglie che FdI ha condotto in questi anni, tragicamente in solitudine. Siamo gli unici che in tutte le proposte di riforma delle leggi elettorali, l’abolizione delle liste bloccate. Lo si vuole fare con i collegi? In alternativa sono certamente meglio le preferenze che non le liste bloccate».

Nelle alleanze, ha poi puntualizzato, «FdI non ha un piano B, noi abbiamo il limite della monogamia e quindi, non avendo un piano B, l’unica possibilità di andare al governo è insieme agli alleati del centrodestra. La possibilità che FdI si allei con il Pd o con i 5Stelle non c’è. Non esiste. Le maggioranze arcobaleno hanno ampiamento dimostrato come non siano in grado di governare».

«Io do per scontato che si tenti di fare un altro governo nel caso Draghi dovesse andare al Quirinale. Non devo dire cosa ne penso, perché c’è un limite e tutto. Abbiamo avuto Draghi perché Draghi è autorevole e perché dovremmo averne un altro? Se qualcuno me lo spiega…», lo ha domandato il presidente di Fdi, Giorgia Meloni, rispondendo a una domanda Bruno Vespa sulla tenuta dell’alleanza tra FI e Lega qualora Draghi venisse eletto al Quirinale, nell’ipotesi che si provi a fare un governo “draghiano” guidato da un tecnico che già fa parte dell’attuale esecutivo e sostenuto dalla stessa maggioranza di unità nazionale.

Per trovare un possibile sostituto di Draghi «si sentono nomi di ogni genere, del ministro dell’Economia… ma a che titolo? Sarebbe il quarto governo di fila non eletto e che passa sulla testa degli italiani. Draghi perlomeno gli italiani lo conoscevano, Conte invece era proprio uno sconosciuto. Se lo facessero sarebbe indegno. Io credo che anche Draghi si troverà in difficoltà man mano che si avvicinerà la campagna elettorale. La litigiosità aumenterà di certo, anche oggi non mi sembra vadano tanto d’accordo».