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Emilia Romagna: Un mese dopo l’alluvione. Il ponte della Motta

Mentre la politica tutta si perde tra la faida delle nomine, i cittadini dell’Emilia Romagna stanno cercando di ripartire nonostante le gravissime perdite subite.

A quasi un mese dall’alluvione, una volta ritirata l’acqua, si fa la conta dei danni, anche solo provvisoria ed è veramente imponente sia per quanto riguarda le infrastrutture sia per le abitazioni e attività private. 

Passata la prima fase emergenziale e di salvataggio, con l’acqua che aveva inondato le strade, le case, le cantine, trascinato via le macchine adesso rimane il fango, le macerie e l’incertezza di coloro che, e sono molti, hanno subito questo disastro ambientale e umano.

Tralasciando le polemiche, che tanto trovano tranquillamente il loro spazio tra le dichiarazioni e le prime pagine, sul cosa si poteva fare, sul cosa non si è fatto e sul perché, adesso il problema principale è come aiutare concretamente la popolazione e rimettere in piedi le infrastrutture che sono state colpite o meglio spazzate via. Parliamo naturalmente degli argini e di strutture di collegamento fondamentali come i ponti. 

L’area romagnola dove ha esondato l’Idice, uno dei principali affluenti del Reno che tecnicamente è un torrente, ha colpito Selva Malvezzi una frazione di Molinella.

Il crollo totale del ponte in località ‘La Motta’, costruito negli anni cinquanta, che collega Budrio e Molinella in provincia di Bologna a 5 km da Selva Malvezzi (ancora allagata in molti punti) e il conseguente sfaldamento di circa due km di argini sabbiosi è stato sicuramente uno dei maggiori danni infrastrutturali. Il ponte, che collegava le sponde, non esiste più si è spaccato in più sezioni che sono ancora nel letto del torrente. Adesso si sta discutendo della ricostruzione e si parla prima di un ponte provvisorio che poi dovrebbe essere sostituto da una struttura definitiva. 

Attualmente la zona è stata chiusa poiché inagibile e le squadre specializzate hanno iniziato a ristabilire un argine provvisorio e cercare di tappare una falla di un centinaio di metri, che ha portato l’inondazione di una vasta area (con le ruspe e i ragni meccanici). La forza della piena ha allargato gli argini, erodendoli, fino a una larghezza di 80-100 metri, e le acque sono tracimate salendo quindi di circa 15 metri. Il letto naturale dell’Idice è di ventri metri. Sei squadre sono all’opera contemporaneamente per chiudere entro giugno i lavori di sistemazione e risezionamento dell’alveo dell’Idice nei pressi del Ponte della Motta. Si appettano anche le analisi della terra da parte dei progettisti. Di sicuro entro la stagione invernale i lavori dovranno essere completati totalmente altrimenti si potrebbe incorrere nuovamente in esondazioni e allagamenti. C’è chi dice che si potrebbe costruire un diaframma all’interno degli argini per evitare future spaccature. Ma queste sono solo ipotesi iniziali. Al momento l’urgenza e ristabilire il normale scorrimento del torrente che dopo la rottura dell’argine ha invaso i terreni circostanti. 

I campi coltivati al di sotto gli argini sono ancora allagati, l’acqua non riesce a defluire e si è venuta a creare una zona semi paludosa, dall’alto si scorgono le carcasse di alcune macchine che affiorano. Le imprese agricole hanno perso tutto, dagli attrezzi, capannoni e gli allevamenti di animali. Abbiamo incontrato Luigi, giovane proprietario di un’azienda agricola situata accanto al ponte e sotto gli argini dell’Idice, che con estrema amarezza ci ha confermato che per i prossimi anni non potrà tornare a coltivare i suo campi poiché saranno inutilizzabili visto che i lavori di ricostruzione si faranno proprio su quei terreni. Vicino alla sua azienda c’erano anche due laboratori, anch’essi distrutti. Accanto ai capannoni sono stati accatastati oggetti e mobili pieni di fango. Il terreno limitrofo è coperto totalmente da una superficie fangosa, spessa e uniforme. L’aria che si respira è impregnata da un forte odore di fango erba. 

Tristezza mista a forte rabbia per una vita di lavoro che è stata spazzata via in una sola notte. 


Di seguito una galleria di immagini delle aree circostanti gli argini dell'Idice che tutt'ora sono piene di fango e impraticabili

Ripresa frontale dell’Idice e della sezione di argine crollato