Spettacolo

Stagione Teatrale 2023 – 2024 Teatro Vascello

Una nuova stagione: emozioni e suggestioni da vivere insieme: 29 spettacoli tra cui 12 nostre produzioni, una selezione di quelli che pensiamo siano gli spettacoli a cui non rinunciare. La qualità e il valore delle proposte sono il presupposto necessario per essere riconosciuti e seguiti, ne è prova il costante aumento di un pubblico affezionato che vive il Teatro Vascello come un luogo di appartenenza, di incontri, di scambi culturali. Un teatro vivo, vitale, accogliente, aperto sempre alle novità e a nuovi stimoli.

Nel teatro c’è sempre aria di crisi, ma la mia fiducia ed ostinazione supera il concetto di crisi per portare avanti la mia visione di un teatro d’arte, di eccellenza.

Nella nuova stagione ci saranno spettacoli che raccontano il presente e il futuro, perché stiamo investendo nel futuro: di generazioni, di tecnologie, di talenti.

Anche le nostre nuove produzioni indagheranno il futuro come un probabile, auspicabile mondo migliore.

Il claim di questa stagione è “il trucco e l’anima” un omaggio al grande studioso di teatro Angelo Maria Ripellino.

In queste due parole è racchiuso il senso del teatro che è appunto “trucco” cioè finzione, rappresentazione della realtà attraverso la parabola della contemporaneità, ma anche immaginazione, fantasia, fascinazione della rappresentazione e “anima” il centro di tutto, il soffio vitale, il respiro, lo spirito, la coscienza universale.

Tra questi due poli: raziocinio e spiritualità, etica ed estetica si colloca la nostra stagione con spettacoli che attraverso una indagine e un pensiero critico e profondo ci condurranno alla narrazione della complessità dal tempo passato a quello presente.

Da oggi inizierà la nostra campagna abbonamenti, vi invitiamo quindi ad abbonarvi al Teatro Vascello per un’altra stagione da vivere insieme a questo link https://www.teatrovascello.it/biglietteria-23-24/ .

Comunque qui a seguire troverete tutte le schede degli spettacoli e vi invito ad andare sul nostro sito https://www.teatrovascello.it/presentazione-stagione-teatrale-2023-2024/ per ulteriori approfondimenti e aggiornamenti.

Grazie e viva il teatro!!!

Manuela Kustermann 

TEATRO VASCELLO STAGIONE TEATRALE 2023 2024

Dal 29 settembre all’8 ottobre

dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17

debutto venerdì 29 settembre h 21

PAGLIACCI ALL’USCITA

da Leoncavallo a Pirandello

di e con Roberto Latini

e con Elena Bucci, Ilaria Drago, Savino Paparella, Marcello Sambati

musiche e suono Gianluca Misiti

luci e direzione tecnica Max Mugnai

regia Roberto Latini

produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello – Compagnia Lombardi Tiezzi

Durata: 70’

“Pagliacci”, dal libretto dell’opera di Ruggero Leoncavallo, con debutto a Milano nel 1892 e “All’uscita”, l’atto unico che Pirandello definisce “mistero profano”, andato in scena a Roma per la prima volta, nel 1922.

Sono due testi molto diversi per stile e contenuto, ma capaci di una comune sensazione che li rende profondamente accostabili: il primo è immerso nel Verismo di fine ‘800, nella trama spietata del delitto d’onore e d’amore, il secondo è una parabola metafisica, quasi filosofica. Sembrano, per struttura e doti, collocabili da una parte all’altra di un ponte ideale, fondamentale per la letteratura teatrale, che a cavallo dei due secoli, riesce a trasformare i percorsi sintattici in prospettive drammaturgiche; uno accanto all’altro, creano un terzo materiale, indipendente, per evocazione e compromissione: il sipario metateatrale che Pirandello aprirà sul nuovo secolo, viene scucito da Leoncavallo nel suo Pagliacci.

Insieme, sono una dichiarazione d’indipendenza tra il Verismo e il teatro borghese.

Il Teatro nuovo è all’indomani di una giornata di sole e coltello.

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Dal 10 al 22 ottobre

dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17

LE MEMORIE DI IVAN KARAMAZOV

con Umberto Orsini

drammaturgia di Umberto Orsini e Luca Micheletti

dal romanzo di Fëdor M. Dostoevskij

regia Luca Micheletti

produzione Compagnia Umberto Orsini

Durata: 70’

Un percorso all’interno dell’ultimo e forse più grande romanzo di Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov, che Umberto Orsini affronta per la terza volta nella sua carriera d’attore come una vera e propria linea guida e “cavallo di battaglia”. Dopo il fortunato sceneggiato televisivo di Bolchi e La leggenda del grande inquisitore, questo “nuovo Karamazov” è per Orsini l’occasione di confrontarsi direttamente con la complessità del personaggio più controverso e tormentato dell’intera epopea letteraria: Ivan Karamazov, il libero pensatore che teorizza l’amoralità del mondo e conduce forse consapevolmente all’omicidio l’assassino di suo padre; Ivan Karamazov, colpevole e innocente insieme, ritorna a parlare, come un uomo ormai maturo che sente di non aver esaurito il suo compito, che sente il suo personaggio romanzesco troppo limitato per esprimere la complessità del suo pensiero e chiarire le esatte dinamiche dei “delitti” e dei castighi”  E così si confessa e cerca di raccontare la sua storia. Compila le sue memorie e tenta di fare luce sui propri sentimenti in un vero e proprio thriller psicologico. Umberto Orsini è il grande protagonista d’un inedito viaggio nell’umana coscienza.

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Dal 25 al 29 ottobre

dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17

LA FABBRICA DEGLI ATTORI

con Ilaria Arnone, Jacopo Carta, Eny Cassia Corvo, Vanda Colecchia, Leonardo Della Bianca, Chiara Di Lullo, Leonardo Di Pasquale, Luca Ingravalle, Fabiola Leone, Paolo Madonna, Federico Nardoni, Fausto Peppe, Maria Vittoria Perrillo, Domenico Pincerno, Michele Scarcella, Maria Grazia Trombino, Teresa Vigilante

regia Giacomo Bisordi

drammaturgia Federico Bellini

scene, costumi e luci Marco Giusti & Clémence Kazémi

suono Dario Felli

video Igor Renzetti

movimenti Marco Angelilli

assistenti alla regia Consuelo Bartolucci, Enrico Faliero

produzione Compagnia dell’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” e La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello

Durata: Spettacolo in allestimento

Silvio D’Amico, critico teatrale tra i più incisivi del primo novecento, nell’atto costitutivo dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, parlava della necessità di un luogo dedicato alla formazione d’un attore che potesse rinnovare il teatro e con esso – non senza uno slancio idealistico – la comunità. Partendo da lì, quali sono gli attori e le attrici che dovrebbero essere “fabbricati” oggi? Che cosa sono disposti a fare gli studenti e le studentesse dell’Accademia per vivere del mestiere che hanno scelto? La fabbrica degli attori, è una drammaturgia originale basata sulla ricostruzione di frammenti dei saggi storici dell’Accademia, reinterpretazioni di testimonianze degli allievi e delle allieve che hanno ottenuto il riconoscimento dal sistema produttivo nazionale, rielaborazioni dell’immenso archivio video esistente sulla storia della scuola stessa e materiali originali del cast. È un lavoro che vuole essere piccola storia d’Italia, riflessione sull’idea di Scuola pubblica oggi e, forse, un manifesto per un teatro in una società incandescente.

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dal 7 al 19 novembre

regia Fabiana Iacozzilli

produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, Cranpi

in corealizzazione con Romaeuropa Festival

La classe 7-9 novembre

collaborazione alla drammaturgia Marta Meneghetti, Giada Parlanti, Emanuele Silvestri

performer Michela Aiello, Andrei Balan, Antonia D’Amore, Francesco Meloni, Marta Meneghetti

scene e marionette Fiammetta Mandich

luci Raffaella Vitiello

suono Hubert Westkemper

produzione Cranpi, La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello, Carrozzerie n.o.t   

Durata: 60’ circa

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Una cosa enorme 10-12 novembre

con Marta Meneghetti, Roberto Montosi

scene Fiammetta Mandich

luci Luigi Biondi, Francesca Zerilli

suono Hubert Westkemper

produzione Cranpi, La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello, Fondazione Sipario Toscana, Carrozzerie | n.o.t

Durata: 60’ circa

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Il grande vuoto 15-19 novembre

dramaturg Linda Dalisi

performer Ermanno De Biagi, Francesca Farcomeni, Piero Lanzellotti, Giusi Merli e con Mona Abokhatwa per la prima volta in scena 

progettazione e realizzazione scene Paola Villani

luci Raffaella Vitiello

musiche originali Tommy Grieco

suono Hubert Westkemper

video Lorenzo Letizia

produzione Cranpi, La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello, La Corte Ospitale, Romaeuropa Festival

Durata: 90’ circa

La trilogia del vento è un trittico in cui Fabiana Iacozzilli si interroga su tre tappe dell’esistenza umana: l’infanzia e il rapporto con i maestri che ci mostrano o ci impongono delle vie da percorrere; la maturità e il rapporto con la genitorialità e la cura e, infine, la vecchiaia in rapporto con il vuoto e il senso della memoria. acquista on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/il-grande-vuoto/210381

dal 23 al 26 novembre

giovedì e venerdì h 21, sabato h 19, domenica h 17

LA LUNA DEI BORBONI

da una poesia di Vittorio Bodini

coreografie di Fredy Franzutti

musiche originali di Rocco Nigro e Giuseppe Spedicato

eseguite dal vivo da Brancaleone Project

produzione Balletto del Sud

durata: 75’

La Luna dei Borboni, spettacolo di danza in un atto ispirato all’omonima poesia di Vittorio Bodini, inscena le atmosfere evocative dell’area mediterranea raccontata dal poeta.

Le musiche scritte per le coreografie di Franzutti da Rocco Nigro (fisarmonica) e Giuseppe Spedicato (basso) saranno suonate dal vivo – accompagnati da Giorgio Distante (tromba), con cui formano il trio Brancaleone Project.

Una delle produzioni più moderne del repertorio della compagnia, che ha riscosso, fin dalle prime rappresentazioni, gran successo di pubblico e lodi dalla critica è stata creata da Fredy Franzutti ispirandosi all’omonima opera poetica, di Vittorio Bodini, poeta e traduttore italiano, considerato il maggiore interprete e traduttore italiano della letteratura spagnola. Franzutti mette in scena sette bravissimi interpreti creando un paesaggio di anime i cui movimenti disegnano una geografia interiore in un luogo senza tempo, eppure riconoscibile in un Sud arcaico e inviolato, animato da una festosa malinconia sognante.

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dal 28 al 30 novembre

martedì, mercoledì e giovedì h 21

COME UN ANIMALE SENZA NOME

da Pier Paolo Pasolini

un progetto di e con Lino Musella

musiche dal vivo di Luca Canciello

drammaturgia di Igor Esposito

produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello – Cadmo

durata 60’

Torna a grande richiesta, Lino Musella, attore fra i più amati e premiati della sua generazione, con un’opera-concerto originale, su testi di Pier Paolo Pasolini, dal titolo Come un animale senza nome. Il poema autobiografico del “Poeta delle ceneri” sarà la colonna vertebrale del corpus poetico pasoliniano che la voce di Lino Musella renderà in forma di costellazione sonora, nuova e vibrante, accompagnata dalle sonorità musicali del Maestro Luca Canciello. La straordinaria e misteriosa potenza del fantasma pasoliniano torna a interrogare il nostro presente a più di cento anni dalla nascita del poeta.

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dal 1° al 3 dicembre

venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17

L’AMMORE NUN’E’ AMMORE

30 sonetti di Shakespeare traditi e tradotti da Dario Jacobelli

con Lino Musella e Marco Vidino (cordofoni e percussioni)

regia Lino Musella

produzione Elledieffe, Cadmo associazione culturale

Durata: 60’

Lino Musella, abituato a muoversi tra cinema e teatro, è qui protagonista di un affascinante percorso poetico attraverso gli immortali versi di Shakespeare, qui “traditi” in napoletano dall’artista Dario Jacobelli. L’ammore nun’è ammore – nato a Le vie dei Festival, grazie ad un precedente studio realizzato alla Festa di Teatro Eco Logico di Stromboli – è un’originale ‘recita dei sentimenti’ tra emozioni, atmosfere magnetiche e intensi desideri. Musella racconta l’amore, la bellezza e la caducità della vita in una lingua coraggiosa, viscerale e seducente. Ad affiancarlo sulla scena, Marco Vidino – ai cordofoni e alle percussioni – con le sue musiche suggestive e avvolgenti che accompagnano gli spettatori in questo intimo viaggio. Dario Jacobelli, poeta scomparso prematuramente nel 2013, autore di racconti e romanzi, abile paroliere per musicisti come i Bisca, i 99 Posse e gli Almamegretta – ricorda l’attore – si dedicò negli ultimi anni della sua vita alla traduzione in napoletano e al tradimento, come amava definirlo, di 30 Sonetti di Shakespeare. Non aveva scadenze, non doveva rispettare le indicazioni o correzioni di nessun editore. Per committenti aveva i suoi amici più cari ai quali dedicava ogni sua nuova traduzione. I Sonetti in napoletano suonano bene. Battono di un proprio cuore. Indossano una maschera che li costringe a sollevarsi dal foglio per prendere il volo, tenendo i piedi per terra.

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dal 5 al 10 dicembre

dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17

L’ARTE DELLA FUGA

Coreografia Mauro Astolfi

Interpreti Lorenzo Capozzi, Alessandro Piergentili, Miriam Raffone, Maria Cossu, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Anita Bonavida, Martina Staltari

Assistente alla Coreografia Alessandra Chirulli

Musica J.S.Bach

Musica originale Davidson Jaconello

produzione Spellbound company

Durata: 60’

L’Arte della fuga è una delle più emblematiche ed enigmatiche opere di Johann Sebastian Bach. Un capolavoro che presenta caratteristiche di grande fascino.

Hans-Eberhard Dentler teorizzò che l’Arte della fuga fosse scritta da Bach per visualizzare principi filosofici pitagorici: il vocabolo stesso “fuga” potrebbe essere interpretato come ‘volo’, inteso tanto in riferimento alle frasi musicali quanto all’ascesa dell’anima a Dio.

“Una fuga è fatta ad Arte se nessuno se ne accorge. Se anzi che scappare da qualcosa o qualcuno, mi confondo con gli altri, mi vesto come loro, uso le loro parole. Per non farmi trovare non c’è niente di meglio che cambiare le mie abitudini, trovare sempre un muro dove nascondermi e li incontro sempre qualcun altro che è fuggito da qualcosa

La fuga può mascherare la realizzazione di un desiderio o forse è l’unico modo consentito di scappare da un mondo che mi crea imbarazzo. La mia fuga in realtà è un’antifuga, è una prospettiva. È il mio bisogno di guardare la vita con altri occhi.

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Dal 12 al 17 dicembre

dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17

AMISTADE

di Antonio Rezza e Flavia Mastrella

con Antonio Rezza, Ivan Bellavista

e la presenza straordinaria di Fabrizio De Andrè

Una contaminazione di: Flavia Mastrella, Antonio Rezza sfuggita dalle labbra di Dori Ghezzi

montaggio: Barbara Faonio

assistente alla creazione per Fratto_X: Massimo Camilli

disegno luci: Daria Grispino

luci e tecnica: Alice Mollica

progetto video mapping e suono: Giacomo Sanna e Pietro Soru

video e audio: Giorgia Mascia e Alessandro Pulloni

macchinista: Andrea Zanarini

organizzazione: Marta Gagliardi, Michela Murgia e Stefania Saltarelli

produzione: Sardegna Teatro Mixed Reality, RezzaMastrella

in collaborazione con: Fondazione Fabrizio De André, Teatro Vascello di Roma, Fondazione Sardegna Film Commission, Fondazione di Sardegna

con estratti di: FRATTO_X di RezzaMastrella

Materiale Teche Rai su licenza di Rai Com S.p.A.

Durata: 80’

Amistade è una storia a due voci, quella di Fabrizio De André registrata durante i concerti e quella di Antonio Rezza live. Tutto si svolge nell’habitat materico – visuale di Flavia Mastrella potenziato da frammenti di videoproiezioni e video mapping. Insieme a Antonio Rezza in scena c’è Ivan Bellavista. La voce e il movimento si alternano, gli editti di Fabrizio De André, parole del passato, si uniscono alla voce di Antonio Rezza creando una vicenda in continuità con il nostro presente fatto di abusi e veicolazioni di massa straordinariamente efficaci.

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dal 19 al 31 dicembre

dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17

FOTOFINISH

(mai) scritto da Antonio Rezza allestimento Flavia Mastrella

con Antonio Rezza

e con Ivan Bellavista / Manolo Muoio

produzione RezzaMastrella, La fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello

Durata: 100’

Il teatro rimarrà chiuso i giorni: 24-25-26 dicembre,

domenica 31 dicembre ore 21:30 Speciale Capodanno

È la storia di un uomo che si fotografa per sentirsi meno solo.

Apre così uno studio dove si immortala fingendosi ora cliente ora fotografo esperto.

E grazie alla moltiplicazione della sua immagine arriva a credersi un politico che parla alla folla. Una folla che non c’è. Ma che lo galvanizza come tutte le cose che non avremo mai.

Tra un comizio e l’altro arriva a proclamarsi costruttore di ospedali ambulanti che si spostano direttamente nelle case dei malati.

E all’interno di questi ospedali c’è sempre lui: sotto le vesti del primario, sotto quelle del degente e sotto quelle delle suore cappellone che sostituiscono la medicina con gli strumenti della fede.

Ben presto, grazie all’inflazione della sua immagine, è convinto di non essere più solo.

E continua nelle sue scorribande politiche delegando sé stesso alla cultura per costruire impossibili cinema dove l’erotismo differisce dalla pornografia solo per qualche traccia labile di dialogo. E ipotizza incendi e sciagure, ipotizza uscite di sicurezza per portare in salvo lo spettatore medio che lui stesso rappresenta.

Di tanto in tanto torna dal fotografo che è per costringersi a scattarsi nuove foto. E impazzisce a poco a poco.

Ma mai completamente.

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dal 3 al 14 gennaio 2024

dal martedì al venerdì h 21, sabato h 19 e domenica h 17

debutto mercoledì 3 gennaio h 21

HYBRIS

(mai) scritto da Antonio Rezza

habitat Flavia Mastrella

con Antonio Rezza

e con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli e con la partecipazione straordinaria di Maria Grazia Sughi

produzione RezzaMastrella, La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, Teatro di Sardegna

coproduzione Spoleto, Festival dei Due Mondi

durata: 80’

Come si possono riempire le cose vuote? È possibile che il vuoto sia solo un punto di

vista? La porta…perché solo così ci si allontana. Ognuno perde l’orientamento, la

certezza di essere in un luogo, perde il suo regno così in terra e non in cielo. L’uomo fa

il verso alla belva. Che lui stesso rappresenta. Senza rancore. La porta ha

perso la stanza e il suo significato, apre sul nulla e chiude sul nulla. Divide quello che

non c’è… intorno un ambiente asettico fatto di bagliori. L’essere è prigioniero del corpo, fascinato dall’onnipotenza della sua immagine trasforma il suo aspetto per raggiungere la bellezza immobile e silente che tanto gli è cara. Le gabbie naturali imposte dal mondo legiferano della nascita, della crescita e della cultura, ma la morte è come al solito insabbiata; ai bambolotti queste cose sembrano inutili sofferenze, antiche volgarità.

La porta attraversata dal corpo, che è di cervello e profondamente pigro, si trasforma in un portale nel vuoto; al bordo del precipizio si può immaginare un mondo alternativo ma il bambolotto si lascia abitare da chiunque, di ognuno prende un pezzo, uno spunto, sicuro e consapevole di dare una direzione sua alle cose. La spina dorsale si

allunga e si anima: finalmente si divide.

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