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Oltre i proclami e la propaganda

I proclami e la propaganda del governo Meloni ormai non hanno più ragione di continuare: la politica sulla migrazione, portata avanti dall’esecutivo, e’ stata fino ad oggi fallimentare.  Il numero dei migranti approdati sulle nostre coste fino a settembre 2023, ammonta a 116.000, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2022. La differenza sta anche nella maggiore indifferenza dell’opinione pubblica rispetto al problema. Solo il grido di allarme dei sindaci che si sono trovati a gestire i tanti migranti trasferiti da Lampedusa in tutte le città d’Italia, ha richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica. Già nelle scorse settimane ci siamo soffermati sull’inadeguata e inefficace azione del governo rispetto al problema migratorio  che riguarda tre diversi aspetti. Il primo riguarda l’accordo con la Tunisia che ad oggi non è stato reso ancora concreto e questo, ad onor del vero, non può essere ascritto alla Premier che su questo fronte si è mossa con grande abilità diplomatica. Gli ostacoli stanno nella fuligginosa e tentacolare burocrazia europea e nella lentezza delle nostre principiali aziende italiane che potrebbero trovare un accordo corale ed avviare concretamente progetti nell’ambito della sicurezza dei confini tunisini, per cui i fondi il nostro governo ed in particolare il Ministero degli Interni dispone. E’ comodo additare come unico responsabile il governo di Tunisi e le sue presunte violazioni dei diritti umani. La Tunisia è una piccola regione con tanti problemi di povertà al suo interno che si è sobbarcata negli anni l’onere dell’accoglienza dei migranti che approdano sulle sue coste, in cambio dell’aiuto finanziario, in primis dell’Unione Europea e dell’Italia stessa. Nel nostro Paese i politici sembrano avere la memoria corta a secondo della convenienza. Nel gennaio del 2017 fu firmato a Roma l’accordo Italo-Tunisino che aveva ad oggetto aiuti finanziari da parte dell’Italia a cui non è stato dato seguito. Il secondo aspetto e’ di natura politica. La Presidente del Consiglio più volte ha spinto la Commissione Europea a mettere in campo una strategia comune. Ma gli appelli sono rimasti tali, con la conseguenza che tutta la regione sub sahariana e’ stata ancor di più stravolta da un processo di ulteriore destabilizzazione che non lascia sperare in nulla di positivo. Il terzo aspetto riguarda la gestione dei migranti giunti sulle nostre coste. Il decreto Curto che avrebbe dovuto portare ad una drastica riduzione della protezione speciale, con la chimera di rispedire indietro i migranti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. I sindaci sono in rivolta e preoccupati perché si trovano a gestire un numero elevato di migranti senza ne’ mezzi e ne’ risorse economiche. Tirando le somme, i risultati del governo in carica, ad oggi, sono pari allo zero, nonostante i proclami e la propaganda. A questo punto per poter compiere qualche azione concreta occorre mettere da parte le ideologie, smettere di pensare alla campagna elettorale per le europee del 2024 e confrontarsi con la realtà. Difronte ad un problema globale quale è quello migratorio non serve a nulla scontrarsi tra chi è pro e chi è contro l’immigrazione. E’ ovvio che non si possono aprire indiscriminatamente le frontiere, così come non si possono chiudere sic et simpliciter. Occorre buon senso e cercare un punto di equilibrio che possa contemperare le esigenze che nascono dai tre aspetti che abbiamo analizzato. La paura che ci pervade e’ la capacità sociale e politica di assorbire lo straniero. Un fantasma che aleggia nell’aria da sempre. Quindi prendendo in esame gli insufficienti risultati ottenuti dal governo, gli suggeriamo e gli auguriamo di rivedere la sua strategia quantomeno per il prossimo anno.                                                    Andrea Viscardi