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Piemonte: corsi pro vita nei primi giorni di gravidanza

In Piemonte, si da al via (per il secondo anno consecutivo) ad un’iniziativa che contribuisce a delineare, in maniera chiara ed inequivocabile, l’idea che il governo attuale ha di famiglia e di libertà di scelta (anche se i dubbi erano davvero pochi): la regione sosterrà delle “assistenze” anti-aborto nei “primi giorni di vita” del bambino. E dopo l’ennesima minaccia alla Legge 194, dall’immenso valore simbolico e culturale, vale la pena chiedersi se questo tipo di visione rappresenti davvero quella della maggioranza delle donne italiane.

Non è semplice trovare una risposta alla domanda: secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il motivo per cui in Italia si effettuano così poche interruzioni (circa 5 ogni 1000 donne tra i 15 e i 49 anni) è da attribuire ad un eccellente livello di accessibilità alle competenze dei professionisti (tra cui quelli piemontesi), che avrebbero permesso di ridurre l’incidenza di gravidanze indesiderate dal 1982 (anno in cui le interruzioni di gravidanza hanno raggiunto il numero massimo nella storia del Paese) ad oggi. Ma è importante aggiungere a questo merito, tutto italiano, il fatto che la percentuale degli obiettori di coscienza sia spaventosamente alta nelle cliniche: raggiunge picchi dall’80% al 100%.

L’accesso all’interruzione di gravidanza è, quindi, praticamente negato a moltissime donne che non possono permettersi di spostarsi altrove. Come capire se la loro idea e visione incontra quella delle istituzioni, se quest’ultime non si mettono nella condizione di ascoltarle? E non durante corsi organizzati ad hoc per indurle, necessariamente, a pensare la famiglia in un determinato modo (ormai anacronistico), ma attraverso le loro stesse azioni, ben più eloquenti di qualsiasi parola.

I corsi previsti in Piemonte si struttureranno in modo da fornire supporto psicologico e materiale alle neo mamme in difficoltà. Iniziativa encomiabile, se non fosse organizzata unicamente da associazioni pro-vita, chiaramente schierate. Con il rischio di stigmatizzare chi, invece, crede fermamente nel sacrosanto diritto di mettere la propria vita al primo posto e costruirsi la facoltà di gestire il proprio corpo in libertà. Perché per quanto la ministra Roccella (per la famiglia e le pari opportunità) possa pronunciarsi contraria, l’aborto, fortunatamente, è un diritto.

di Alice Franceschi