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Dopo il crollo della palazzina iniziano le perizie

Sono terminate da pochi giorni le operazioni di rimozione delle macerie e di recupero degli oggetti personali, appartenenti ai residenti della palazzina di De Amicis, angolo via Luigi Pinto, al quartiere “Carrassi”, crollata la sera dello scorso 5 marzo.  Come da crono programma, sono iniziate ieri le operazioni peritali commissionate dalla Procura della Repubblica del tribunale di Bari al professor Antonello Salvatori dell’Università dell’Aquila.  Sulla vicenda la magistratura aveva aperto un fascicolo di indagine contro ignoti con l’ipotesi di reato di crollo colposo. Le indagini affidate alla polizia di Stato sono coordinate dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla sostituta procuratrice Silvia Curione vogliono stabilire cosa può aver causato il crollo dell’edificio e individuare le eventuali responsabilità. La palla, adesso, passa al  professor Salvatori, esperto peritale in crolli, che con la sua equipe avvierà la fase propedeutica della perizia iniziando ad analizzare quanto era stato fatto nei giorni precedenti al crollo per la messa in sicurezza e inizio dei lavori di consolidamento della palazzina. Un lavoro, questo che, in questa fase, viaggerà su due binari paralleli. Dal un lato inizieranno i rilievi nell’area, ancora sotto sequestro per disposizione della magistratura, e dall’altro esaminando documenti, progetti e elaborati redatti dai progettisti degli interventi e della ditta appaltatrice che stava realizzando i lavori di consolidamento iniziati poche ore prima dell’implosione. A disposizione del team di super esperti nominati dalla Procura, gli inquirenti, metteranno a disposizione, anche, le dichiarazioni rese dai professionisti, dall’impresa e dai residenti, finite nel fascicolo d’indagine. Tutto, almeno per il momento, ruota, intorno al pilastro al piano terra risultato ammalorato, ma oltre alla vecchia colonna di cemento le verifiche si concentreranno sulle prime operazioni di intervento della ditta, soprattutto, rispetto allo scrostamento di intonaco dalle pareti degli ambienti a piano terra e dei sistemi di protezione di quel lavoro previsti e messi in atto dall’azienda edile durante le prime fasi del suo intervento. Rilevi, carotaggi, saggi e analisi documentali saranno, per le prossime settimane, le priorità del professor Salvatori e della sua squadra che in passato si è occupato anche di diversi crolli provocati dai terremoti dell’Aquila e di Amatrice, oltre che di quello della palazzina di via Roma, a Barletta, a causa del quale il 2011 persero morirono cinque donne. Per accertare la o le cause del crollo, un altro particolare e fondamentale aspetto della perizia e, conseguentemente, delle indagini dovrà riguardare l’aspetto storico e tecnico di verifica sui documenti relativi alla storia dell’edificio, ai suoi progetti originari, alle autorizzazioni tecnico amministrative concesse e ai collaudi di quel palazzo edificato, settant’anni, negli anni ’50 del secolo scorso quando non erano, ancora, state redatte le tabelle minimali di consistenza delle colature di malta e cemento per la costruzione di palazzi. Quello a cui si sta dedicando Salvatori è un lavoro complesso lungo e meticoloso che richiederà diversi mesi di impegno sia in loco che in laboratorio dove verranno esaminati, con l’ausilio di modernissime tecnologie, i reperti e i resti repertati della palazzina con particolare attenzione a quello che resta di quel pilastro incriminato e del suo blindo nel quale era ancorato. Fondamentali potrebbe risultare gli esiti degli esami di laboratorio per capire se a far crollare quella palazzina sia stato quel pilastro malandato o una combinazione tra lo stato del pilastro e il tipo di intervento messo in atto dall’azienda che stava iniziando i lavori di consolidamento della struttura dichiarata, con apposita ordinanza, un anno prima, dai tecnici del Comune di Bari, pericolante per  questo urgentemente sgomberata. Un altro aspetto dell’indagine, poi, non strettamente tecnico riguarda l’accertamento di eventuali responsabilità legate alla presenza nell’immobile di persone che, in ossequio all’ordinanza di evacuazione dell’anno precedente, al momento del crollo non dovevano trovarsi all’interno del palazzo.