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Pietà Bandini, l’opera di Michelangelo tra restauro e scoperte

Si è concluso a Firenze il restauro della Pietà di Michelangelo, nota come Pietà Bandini, conservata al Museo dell’Opera del Duomo.

L’opera non fu mai finita dal Buonarroti e, alla luce degli interventi di restauro, si potrebbe ipotizzare il perchè.

L’intervento ha evidenziato per la prima volta che la scultura fu realizzata con un marmo difettoso, a causa della presenza di numerose microfratture, in particolare sulla base. Elemento questo che potrebbe aver indotto Michelangelo ad abbandonare la realizzazione di questa Pietà, una delle tre realizzate dal Buonarroti.

Un’ ipotesi ritenuta più credibile di quella da sempre tramandata secondo cui il grande artista, oramai anziano, scontento del risultato, avrebbe tentato in un momento di sconforto di distruggerla a martellate: il restauro non ne ha individuato traccia, a meno che Tiberio Calcagni, che intervenne successivamente sulla scultura, entro il 1565, non ne abbia cancellato i segni.

L’ipotesi del marmo difettoso si ricava anche dal Vasari (celebre storico dell’arte): nelle ‘Vite’ lo descrisse duro e pieno d’impurezze.

Dal restauro sono emerse numerose microfratture, in particolare quella sulla base che appare sia davanti che dietro, facendo ipotizzare che Michelangelo incontrandola mentre scolpiva il braccio sinistro di Cristo e quello della Vergine, sia stato costretto ad abbandonare l’opera per l’impossibilità di proseguire il lavoro.

Si è scoperta inoltre la provenienza del marmo: è stato accertato, grazie alle indagini diagnostiche, che l’enorme blocco scolpito dal Buonarroti non arrivava dalle cave di Carrara come ritenuto fino ad oggi, ma da quella di Seravezza (Lucca).