Politica

Scontro Cina-Stati Uniti dietro alle proteste dei no-vax di Trieste

Inizia a prendere sempre più vigore l’idea che le manifestazioni di no vax e no green pass che stanno infiammando Trieste e che si stanno spostando anche a Gorizia non siano del tutto pacifiche. E soprattutto spontanee. L’immagine della Trieste di oggi come la ‘Woodstock dei no vax’ è poco convincente e i primi a non crederci sono gli stessi triestini. “Trieste, insomma, riproduce, in miniatura e per delega, il confronto tra cinesi e angloamericani. Gli indizi non mancano”. Che dietro le proteste ci possa essere una regia ‘straniera’ è stata rilanciata da Luigi Bisignani dalle colonne del quotidiano ‘Il Tempo’

“Il porto è considerato da sempre strategico e alla regione Friuli Venezia Giulia dovrebbero essere destinati, dal Pnrr, quasi due miliardi di euro di finanziamenti. La Dia, Carabinieri e Guardia di Finanza stanno potenziando i propri presidi, così come Aise e Aisi. I nostri Servizi di sicurezza monitorano il via vai a Trieste e Gorizia di russi e cinesi che, sotto la crescente pressione degli Stati Uniti di Biden, potrebbero avere interesse a tenere vivo nel cuore industriale dell’Europa un focolaio di protesta”.

“Trieste rappresenta da sempre la naturale porta di ingresso e di uscita verso i paesi del Sud-Est europeo (Balcani, Grecia, Bulgaria, Romania, Ucraina, Turchia). È attraversata dal cosiddetto Corridoio V che unisce Lisbona a Kiev, una delle principali direttrici di traffico per linee ferroviarie dell’Alta Velocità previste dalla Ue. Con il suo porto, primo per traffico di merci in Italia costituisce, inoltre, uno snodo fondamentale sia dei traffici marittimi del Sud-Est del Mediterraneo con direttrici verso il Canale di Suez e il Mar Nero sia di quelli terrestri verso il Centro-Nord d’Europa (Austria, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia) con sbocco finale nel Mare del Nord e nel Baltico”, scrive il giornalista.

“Ecco perché l’immagine della Trieste di oggi come la «Woodstock dei no vax» è poco convincente e i primi a non crederci sono gli stessi triestini. Chi paralizza la città mette in ginocchio l’intera regione «Alpe-Adria» in un momento storico in cui l’immigrazione dall’Afghanistan, e non solo, rischia di invadere l’Europa e in cui il leader bielorusso Lukashenko parla di blocco dei rifornimenti energetici. Dal porto di Trieste, infatti, passano l’energia diretta in Austria e Baviera e le merci destinate a nord verso i porti anseatici”.

Per Bisignani “Trieste, insomma, riproduce, in miniatura e per delega, il confronto tra cinesi e angloamericani. Gli indizi non mancano”. E li elenca:  

“Il primo: il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale è Zeno D’Agostino, il cui vero tallone d’Achille sono proprio le ‘ombre cinesi’. Sua, infatti, la firma dell’accordo-chiave sulla Via della Seta e cinesi erano le bandiere sventolate dai portuali quando D’Agostino venne temporaneamente rimosso dall’incarico per ordine dell’Anac. Vessilli adesso arrotolati e sostituiti da striscioni no vax”. “Il secondo indizio: la misteriosa morte di Liu Zhan, un alto funzionario dell’apparato cinese che ogni settimana faceva la spola tra la capitale e Trieste, seppellito al Verano dopo una cerimonia funebre alla presenza dell’ambasciatore cinese a Roma e di molti ‘colleghi’ venuti appositamente dal Friuli-Venezia Giulia”.

“Terzo e ultimo indizio: la Polizia postale – soprattutto dopo la denuncia del Governatore Fedriga, secondo la quale i manifestanti più facinorosi con esperienze da black bloc non sono triestini – sta indagando sulle sofisticate forme di reclutamento che passano dal dark web, oltre che dalla tanto discussa app ‘Telegram’, e sull’occupazione paramilitare della rete dei radioamatori le cui frequenze sono assegnate dal Ministero dell’Interno”. Ma a questi, scrive Bisignani, si aggiunge la prova regina: “le visite sempre più frequenti dei diplomatici americani a Trieste. Quella del console Robert Needham a luglio, peraltro, è stata particolarmente ‘vigorosa’ ed un suo rapporto è finito dritto al Dipartimento di Stato nei desk dedicati a Italia e Balcani”.

In quest’area geopolitica sono attivi anche i servizi di sicurezza francesi che hanno bloccato alla frontiera alcuni pseudo manifestanti no vax. “L’Eliseo, infatti,  – sottolinea Bisignani – non vuole alcun intoppo provocato da cittadini francesi in Italia prima della firma del cosiddetto Trattato del Quirinale tra Parigi e Roma, a cui stanno lavorando in queste ore – non si sa bene a quale titolo – il consigliere economico di Palazzo Chigi, l’onniscente e onnipresente Francesco Giavazzi e il Ministro dell’Innovazione, l’ex Vodafone Vittorio Colao. Gli articoli 2 e 7 che riguardano la Difesa e lo Spazio vengono scritti tenendo all’oscuro i ministri di competenza, Lorenzo Guerini (Difesa) e Giancarlo Giorgetti (Sviluppo economico), nonché gli alti Stati maggiori militari”. E, si chiede il giornalista, se proprio questo ‘trattato’ non rappresenti “una strategia a tutto vantaggio di potenze straniere, come sembra confermare la possibile vendita del campione nazionale Oto Melara ai franco-tedeschi di Knds anziché a Fincantieri, la più dinamica azienda pubblica italiana? Misteri a cui forse non è estraneo il segretario del Pd Enrico Letta che, non a caso, ha trascorso gli ultimi anni nei bistrot, e non solo quelli, parigini”.