Politica

Nulla di fatto per l’elezione del nuovo Capo dello Stato

Ancora nulla di fatto per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Giovedì il quorum era sceso a 505 voti, cioè la maggioranza assoluta, rispetto ai due terzi dei giorni precedenti (673 voti); nonostante ciò, i partiti non sono riusciti a trovare un accordo sul nome, e di conseguenza si procede a oltranza anche il 28 gennaio. Il tempo stringe, dal momento che il mandato di Sergio Mattarella scade il 3 febbraio.

Lungo la giornata di venerdì è tramontata l’ipotesi dell’elezione dell’attuale presidente del Senato, Elisabetta Casellati, proposta dal centrodestra nel quinto scrutinio e inchiodatasi a 382 voti. Impallinata da una sessantina di franchi tiratori, non ha raggiunto nemmeno quota 400, soglia che avrebbe potuto spingere la coalizione a riproporla.

Fumata nera anche nel sesto scrutinio dove il centrodestra si è astenuto, mentre Pd-M5S-Leu hanno votato scheda bianca. Dopo il naufragio del nome della Casellati, però, le varie forze politiche hanno intensificato il dialogo e, almeno all’apparenza, abbandonato posizioni oltranziste, mettendosi al lavoro per risolvere l’impasse.

Mario Draghi partecipa alle trattative. Chi sono Belloni, Cassese, Nordio. Il totonomi alla quinta giornata per la scelta del successore di Mattarella

Il centrodestra ha avanzato molti nomi. Le personalità che figuravano nella ‘rosa’ – Nordio-Pera-Moratti – ufficializzata martedì scorso, stanno perdendo quota. Ma sarebbero in discesa anche le quotazioni di Elisabetta Alberti Casellati, Elisabetta Belloni e Sabino Cassese.

Ci sono molti contati in queste ore, molte telefonate molti confronti. Allo stato attuale delle cose, secondo fonti parlamentari del centrodestra, che  il cerchio si sarebbe ristretto: l’ipotesi Pier Ferdinando Casini sarebbe ancora in piedi, non sfumata del tutto ma in ‘discesa’. Mentre avrebbe ripreso quota l’opzione Mario Draghi: fermo restando il Mattarella bis come ciambella di salvataggio. Risalgono le quotazioni del premier al Quirinale. Anche alla luce della telefonata tra Silvio Berlusconi e il premier. Un colloquio che segnerebbe il ‘ritorno in campo’ del Cav e che viene letto dai più come il segnale che l’ex governatore di Bankitalia resta comunque in pista.

Giuseppe Conte prosegue le sue interlocuzioni. Nel pomeriggio il capo politico 5 Stelle lascia la Camera per diverse ore. Dov’è andato? Chi sta incontrando? Si chiedono deputati e senatori. «Sta continuando la girandola di incontri, senza per questo doverlo sbandierare ai quattro venti», dicono fonti M5S a lui vicine. E ancora: «Sta premendo sull’acceleratore: è determinato e fiducioso sul nome condiviso», assicurano dallo stato maggiore pentastellato. Sarà, ma intanto sembra che non ci sia accordo nemmeno sulle indicazioni arrivate dall’alto via sms.

Nei conciliaboli in Transatlantico diversi parlamentari ascrivibili all’area del ministro degli Esteri hanno ammesso di aver votato per il Presidente della Repubblica uscente.

A questi si aggiunge il gruppo dei senatori “ribelli M5S”, sempre più vicini al titolare della Farnesina, che già ieri avevano scritto sulla scheda il nome dell’attuale Capo dello Stato. Di Maio continua a giocare la sua partita: interpellato dai cronisti sull’ipotesi Belloni, il ministro ha colto di nuovo la palla al balzo per sottolineare l’importanza di preservare la coalizione che sostiene l’attuale esecutivo. Con Elisabetta Belloni “ho lavorato insieme alla Farnesina, si tratta di un profilo alto, ma non giochiamo a bruciare nomi. E, soprattutto – ha messo in guardia – non spacchiamo la maggioranza di governo».

Anche nella sesta votazione non è stato raggiunto il quorum pari a quota 505. 

Sono stati 336 i voti per Sergio Mattarella nel corso della sesta votazione per l’elezione del presidente della Repubblica.

Gli astenuti sono stati 445 mentre le schede bianche sono state 106. Il pm Di Matteo ha ottenuto 41 voti, Casini 9, Manconi 8. Draghi e Cartabia ne hanno incassati 5, Belloni 4, Amato 3, Casellati 2. I presenti in tutto sono stati 976 e i votanti 531. Le schede nulle sono state 4, i voti dispersi 9.

 In serata il leader della Lega, Matteo Salvini, ha annunciato: “Sto lavorando perché ci sia presidente donna, una donna in gamba, non faccio nomi né cognomi”. “Adesso sto lavorando perché ci sia unione di intenti e voti e domani si chiuda, e il governo torni a lavorare in piena carica”, ha aggiunto il leader della Lega. E interviene anche Giuseppe Conte: “Ho L’impressione che ci sia la sensibilità di Salvini, spero di tutto il parlamento, per la possibilità di una presidente donna, il M5s lo ha sempre detto”. Per Conte ci sarebbero “almeno due, solide e super partes” figure.

Arriva a stretto giro l’alt di Matteo Renzi a Belloni.  “Non è minimamente possibile votare la capo del Dis, dai servizi segreti, alla presidenza della Repubblica: c’è un codice etico istituzionale che chi vive di sondaggi non considera valido. Questo non sta in cielo né in terra”, ha detto il leader di Iv su Radio Leopolda. “Se il nome è il suo, domani diremo no con forza – ha aggiunto -. Lo dico al Pd, a Forza Italia, a chi non vive di sondaggi”.  “Elisabetta Belloni – ha aggiunto – è una straordinaria professionista, un’amica. Ma in una democrazia compiuta nel 2022, il capo dei servizi segreti in carica non diventa presidente della Repubblica, se non lasciando tuti gli incarichi e candidandosi davanti a tutti i cittadini”

La trattativa, quindi, si riapre per il settimo voto, previsto per oggi alle 9,30. Il leader della Lega Salvini si è incontrato con il premier Draghi e poi ha visto il leader dem Letta e quello del M5s Conte alla Camera.

Piovono dal centrosinistra le accuse di irresponsabilità per aver mandato al massacro la seconda carica dello Stato e ora si ricomincia con riunioni, contatti e telefonate. Ma se già era chiaro ieri oggi nessuno ha più dubbi: le prove di forza non funzionano con un Parlamento spaccato come una mela.