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L’Unione Europea e la fragilità della sua diplomazia

Nel conflitto russo- ucraino, l’UE ha adottato nei confronti della Russia, paese aggressore, sanzioni economiche senza precedenti, ultima l’embargo sul petrolio, per diminuire la capacità di Putin di finanziare la guerra. Ha sequestrato agli oligarchi amici di Putin, i beni, limitandone così la possibilità di viaggiare. Ha inviato aiuti militari all’Ucraina per sostenerne la lotta contro l’aggressore. E’ stata una reazione giusta, unitaria e doverosa. Ma quello che è venuta meno è una forte iniziativa diplomatica comune contro la politica di aggressione del Presidente russo, o quantomeno la si è vista in ordine sparso. Dalle telefonate di Macron, di Scholz , di Draghi, ai tentativi tutt’ora in corso del Presidente turco, Erdogan e in ultimo il comico tentativo del leader della Lega Matteo Salvini. Ma ciò che manca è l’assunzione di un senso di responsabilità unitario e autorevole nel perseguire un obiettivo strategico. Non l’ho ha fatto l’Onu paralizzato dal veto cinese e russo, ma anche indebolito dall’incapacità ed inadeguatezza del suo segretario generale. Né potevano riuscirci gli Stati Uniti che appaiono sempre più lacerati al loro interno ed alle prese con fenomeni sociali sempre più allarmanti e devastanti. Ma soprattutto non lo ha fatto l’Unione Europea, unita, sì, nelle sanzioni e nell’invio degli aiuti economici e militari all’Ucraina, ma sempre più divisa tra una visione della vecchia Europa tutta occidentale e colonialista e una nuova Europa centro-orientale. Il problema è che non esiste una politica estera comune, manca la capacità di riflettere su cosa si vuole e quali sono gli obiettivi da raggiungere. Oggi si piange sul latte versato. In tutti questi anni, sembravamo tutti abbagliati dal potere di Putin , abbiamo fatto a gara per conquistare le sue simpatie per stringere rapporti economici sempre più forti, ma nel contempo ci siamo voltati dall’altra parte quando lo ‘Zar’ violava i trattati e la sovranità dei popoli. Mai un confronto deciso con Putin, sempre acquiescenza ed ignavia. Una soluzione diplomatica per por fine al conflitto bellico, non sarebbe la soluzione migliore, soprattutto per gli ucraini, ma è il minore dei mali, tenuto conto della realtà sul campo di battaglia. Chi si illude di far sedere ad un tavolo di trattative Ucraina e Russia, dove Zelensky deve dettare i tempi e i modi, vuol dire che è completamente cieco e fuori dalla storia. Senza considerare che il Presidente ucraino incomincia ad avvertire i primi scricchiolii della sua poltrona e incominciano a sentirsi le prime sirene di un largo dissenso interno sul suo operato. Ma la situazione internazionale è tale che qualunque opposizione non troverà sbocco. Allo stato Zelensky è insostituibile. Dall’altra parte c’è Vladimir Putin che va avanti verso l’obiettivo finale che mai come oggi sembra a portata di mano. E del resto con lui si può trattare solo pensando ad un’unica soluzione: mantenimento dei territori occupati, alleggerimento delle sanzioni, Ucraina Stato non allineato. Ma per realizzare tale obiettivo occorre l’Europa che al momento è la Cenerentola della diplomazia.

Andrea Viscardi