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L’Occidente, l’Ucraina e la Russia

L’unica strada percorribile per mettere fine al conflitto, è il dialogo. E’ doveroso stare dalla parte degli ucraini aggrediti dall’invasore russo, ma bisogna, nello stesso tempo, lavorare per il cessate il fuoco. E’ il miglior servizio che si possa rendere al popolo ucraino. Tutti ormai siamo a conoscenza delle brutalità commesse dai soldati russi ai danni di civili inermi: violenze a donne, bambini e stupri usati come armi offensive. Orrore che ci eravamo lasciato alle spalle e cancellato dalla nostra memoria dal tempo della guerra nei balcani. Nessuno immaginava di rivedere quelle scene strazianti di corpi ammucchiati e buttati in fosse comuni, senza una degna sepoltura. Per Putin l’invasione dell’ Ucraina è stato un errore ed è finito in una trappola, come un topo. Lo stesso topo che lui evoca parlando della sua adolescenza.  E’ tempo ormai di fermare i massacri e far cessare il fuoco. L’interesse prioritario è di chi ne paga il prezzo più alto, il popolo ucraino in primo luogo e i soldati dell’una e dell’altra parte. E’ ovvio che non si mette in discussione l’alleanza atlantica. Oggi più che mai ci rendiamo conto dell’essenzialità dell’alleanza tra le democrazie. Accettare le richieste dello Zar significherebbe mettere in discussione la pace, la libertà, la democrazia, lo sviluppo che da settant’anni sono alla base dell’Europa. Il Vecchio Continente con la guerra in Ucraina si deve dotare sia di armamenti condivisi, sia di capacità decisionali rapide. E’ pur vero che nell’Occidente emergono divergenze, a tratti, insanabili, tra Stati Uniti in uno con la Gran Bretagna e l’Europa, ma fermare Putin è interesse comune. Come comune deve essere l’intento di armare gli ucraini, in modo da costringere la Russia a sedersi al tavolo dei negoziati per trovare un compromesso. Un conflitto che si prolunga nel tempo comporterà una crisi energetica nell’intera Europa, minacciando interi settori economici ed industriali e mettendo a rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro. L’imperativo è il dialogo con Putin. Emblematici, in tale direzione, le innumerevoli telefonate di Macron a Putin o la disponibilità del Papa di recarsi a Mosca. Preziosa potrebbe rivelarsi la mediazione d’Israele che tra Russia e Ucraina affonda le proprie radici storiche. In estrema sintesi il dialogo è possibile ed usarlo non vuol dire remare contro l’Ucraina e la strenua e mirabile resistenza del suo popolo, anzi, si possono aiutare e nel contempo si proteggono gli interessi europei. L’Europa alla fine pagherà il costo delle sanzioni contro la Russia, l’aumento del gas e del grano, dei milioni di profughi che doverosamente sta accogliendo ed è sull’Europa che si addensano le ombre di un conflitto nucleare. E infine all’Unione Europea toccherà finanziare la ricostruzione dell’Ucraina se dovesse decidere di entrarne a farne parte. Puntin è indifendibile. Ma due sono le soluzioni: o lo si fa fuori con un golpe in modo rapido o con lui si deve dialogare, beninteso, da posizione di forza. L’unico modus operandi che i despoti conoscono.

Andrea Viscardi