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Governo: via libera alla Riforma della Giustizia

Ieri è arrivata nel Consiglio dei Ministri, approvata all’unanimità, la Riforma della Giustizia, dedicata a Silvio Berlisconi, e voluta da Giorgia Meloni.

“Questa riforma è frutto di sei mesi di lavoro. L’obiettivo è quello di realizzare l’ideale garantista e liberista di Vassalli, eroe della Resistenza, grande socialista”. Lo ha spiegato Carlo Nordio, aggiungendo che l’intenzione è quella di procedere anche alla riforma della Costituzione. “Auspico – ha detto – un’approvazione rapida. Confrontiamoci, ma non rifugiamoci nelle vuole formule di astrazione metafisica che abbiamo sentito fino ad ora e che nascondono la povertà di idee”.

I punti che fanno tanto discutere il testo del Ministro della Giustizia sono: l’eliminazione dell’abuso di ufficio, eliminato anche il potere del Pubblico Ministero di impugnare le sentenze di assoluzione, che resta solo per i reati più gravi. 

Il reato di abuso di ufficio viene cancellato perché le modifiche introdotte in questi anni non hanno eliminato lo “squilibrio” tra le iscrizioni nel registro degli indagati e condanne.

Stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni da parte dei giornalisti che potranno riportare solo i colloqui contenuti nei provvedimenti dei giudici. La pubblicazione sarà infatti possibile solo quando il contenuto intercettato è agli atti del processo e il giudice sarà tenuto a stralciare, oltre ai dati personali sensibili, anche quelli  relativi a soggetti diversi dalle parti, a meno che non siano rilevanti per le indagini.

“Siamo intervenuti sulle intercettazioni, anche se non come vorremmo ma come faremo, perché una radicale trasformazione di questo sistema, che ha raggiunto livelli quasi di imbarbarimento, presuppone una rivoluzione del codice di procedura penale. Ma siamo intervenuti nel settore più sensibile in via d’urgenza per tutelare le terze persone che a loro insaputa vengono citate da persone intercettate che sono malandrine e spesso faziosamente, volutamente, fanno il nome di terzi. La normativa approvata impedisce la pubblicazione dei nominativi di terzi”. Le parole del Ministro durante la conferenza stampa a margine del Consiglio dei Ministri.

Il reato di traffico di influenze illecite viene fortemente ridimensionato. E sull’applicazione della custodia cautelare in carcere si dovrà pronunciare un giudice collegiale, non più un singolo magistrato (la norma entrerà in vigore tra 2 anni). 

Prima della decisione, inoltre, l’indagato dovrà essere interrogato dal giudice, tranne se c’è pericolo di fuga o di inquinamento delle prove e in caso di reati gravi.

E’ prevista la riforma l’assunzione di 250 nuovi giudici e stringe i tempi del concorso di accesso.

Il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti “esprime preoccupazione di fronte alla bozza del Ddl. I limiti che si vogliono introdurre alla conoscibilità delle intercettazioni effettuate durante le indagini preliminari su eventi di rilevante interesse pubblico. Attualmente – dichiarano – gli atti a conoscenza degli indagati (quindi dopo l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare o dopo la chiusura delle indagini) non sono più segreti: il rischio è di far calare il silenzio su quasi tutto, con l’eccezione delle intercettazioni ‘riprodotte dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento’ “.

L’Unione delle Camere penali ha apprezzato nel suo complesso la riforma, pur ritenendo del tutto deludente l’intervento sulle intercettazioni.

E’ scontro tra il Guardasigilli e i magistrati, con il ministro che giudica ‘inammissibili’ le loro critiche alle leggi e accusa le toghe di voler interferire nelle scelte di governo e Parlamento.

I sindaci in generale plaudono all’intervento sull’abuso d’ufficio, Carlo Calenda assicura il sostegno alla riforma, al contrario M5s e Pd vanno all’attacco del governo. “La riforma introdurrà nuovi spazi di impunità”, dichiara Giuseppe Conte. E’ un errore “cogliere la morte di Berlusconi per portare avanti riforme a spallate”, avverte Elly Schlein.