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Carne sintetica: perplessità per il no del Senato

Il Senato ha appena vietato la produzione di carne in vitro, ma il dibattito riguardo il cibo sintetico non è mai stato così acceso.

La carne artificiale viene prodotta in laboratorio grazie a cellule staminali, intese come una tipologia di cellule in grado di differenziarsi e specializzarsi in compiti biologici specifici. Per rinnovarsi spesso, le cellule staminali sono in grado di produrre altre cellule e di organizzarsi in interi tessuti, tra cui quello muscolare o connettivo (i principali componenti della carne da allevamento). I motivi per appoggiare la produzione di carne sintetica sono molti e di particolare importanza: dalla tutela dell’ambiente (con la carne da laboratorio diminuirebbero le emissioni di anidride carbonica e metano), passando per le cause animaliste, fino al miglioramento delle nostre condizioni di salute.

Il fenomeno della resistenza umana agli antibiotici, considerato dall’Oms come uno dei problemi più gravi di salute pubblica degli ultimi anni, deriva proprio dall’utilizzo sconsiderato di antibiotici in zootecnica. Maria Caramelli, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, della Liguria e della Val d’Aosta, spiega come spesso il problema principale dell’antibiotico resistenza sia la mancata considerazione del ‘tempo di sospensione’, ovvero del tempo, necessario all’organismo animale, una volta guarito, per espellere ogni residuo di medicinale prima della macellazione. Dato l’ambiente completamente sterile del laboratorio in cui avviene la produzione artificiale, questa non dipende direttamente dagli antibiotici e, anzi, non ne fa assolutamente uso.

Da questo quadro generale, la carne sintetica ne esce come una grande risorsa, motivo per cui opposizione politica e comunità scientifica hanno risposto in maniera assolutamente critica alla decisione presa in Senato. Le motivazioni fornite dal ministro Lollobrigida non sarebbero fondate da un punto di vista scientifico ma, al contrario, farebbero perdere all’Italia una grande occasione di progresso. Tra le preoccupazioni del ministro c’è la perdita della qualità che distingue il cibo italiano e la divisione culturale di un mondo in cui “i ricchi mangiano bene e i poveri mangiano cose processate, standardizzate e dannose”. La carne sintetica presenta, effettivamente, dei problemi, ma nessuno di questi figura nel discorso del ministro.

In primo luogo, le cellule staminali, per prolificare e formare tessuti commestibili, hanno bisogno di siero fetale bovino e il processo grazie al quale viene estratto è persino più crudele della macellazione. In secondo luogo, la carne in vitro non è stata ancora approvata dall’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare (anche se, per adesso, la carne da laboratorio sembra essere tanto sicura quanto la carne attualmente in commercio). Ma ogni problema dovuto alla produzione sintetica si potrebbe risolvere facilmente con ulteriori ricerche: Hanna Tuomisto, professore associato all’università di Helsinki, spiega come si siano già trovate alternative che non richiedano l’utilizzo di siero fetale, per quanto meno efficienti e dalla coltura cellulare più lenta. In più, è lo stesso Wolfgang Gelbmann, senior scientific officer dell’Efsa, a dichiarare che la carne sintetica entrerà a breve nel commercio europeo, poiché può essere controllata nelle sue percentuali grasse e fornire un prodotto più salubre al consumatore.

L’immagine del treno perso in stazione appare azzeccata: un no così perentorio ci priva di una parte di ricerca importante ed in linea con le tendenze europee per la tutela ambientale.

di Alice Franceschi