MondoSalute

FDA: la speranza della pillola contro la depressione post partum

Il 10% delle neomamme soffre di depressione post partum, ma non hanno mai avuto a disposizione terapie mirate fino a questo momento.

Se i “baby blues” (sbalzi d’umore continui) sono normali e accompagnano molte mamme subito dopo la nascita del loro bambino, alcune donne soffrono di forme più complicate di malessere che sfociano in tristezza, ansia, vergogna, distacco completo dalla famiglia e dal neonato, perdita dell’appetito e problemi con il sonno. Se non trattata immediatamente, la depressione post partum può durare per molti mesi o dare vita ad una vera e propria psicosi, con allucinazioni ed autolesionismo tra i sintomi.

Le cause di questa condizione, più comune di quanto non si creda, sono molte: vanno tenuti in considerazione i cambiamenti fisici dovuti ad una gravidanza, nonché il totale rivoluzionamento dello stile di vita e dei rapporti con il partner, a cui si aggiungono importanti sbalzi ormonali.

La Fda (Food and Drug Administration) ha recentemente approvato un nuovo farmaco, il zuranolone, in grado di agire sulle cause fisiologiche della depressione post partum. Durante la gravidanza, i livelli di progesterone ed estrogeni (ormoni della gravidanza, regolano anche l’umore) aumentano del 10%, per poi crollare drasticamente subito dopo il parto; lo zuranolone è una versione artificiale e più facilmente assimilabile del progesterone, riduce il delta ormonale e gli effetti dovuti ad esso.

Nei test in doppio cieco la pillola, nota con il nome di “Zurzuvae”, si è dimostrata molto più efficace dei normali anti depressivi ed ha portato le pazienti ad un notevole miglioramento rispetto a quelle trattate con il placebo. L’effetto è visibile dopo tre giorni di assunzione e la terapia dura soltanto due settimane, periodo limite entro il quale si può scongiurare la depressione: ad oggi, gli psicofarmaci utilizzati danno qualche risultato soltanto dopo quindici o venti giorni. Certo, non si può parlare di distribuzione di Zurzvae in Europa prima dell’approvazione dell’Ema  (European Medicines Agency), ma la rivoluzionaria (e più economica dell’endovena, già approvata nel 2019) formulazione in pillole apre una speranza anche oltre oceano.

D’altronde già si richiedeva, in un documento del parlamento europeo del 2017, che: “in caso di gravidanza, l’assistenza relativa alla sanità mentale cominci quanto prima nel primo trimestre, affinché sia possibile individuare specifiche che possano richiedere monitoraggio” e ridurre il rischio di depressione nei mesi immediatamente successivi alla gravidanza. Da allora, la percentuale di donne affette da depressione post partum è, infatti, diminuita del 5%, ma 100mila donne all’anno, solo in Italia, rimangono moltissime.

In attesa di approvazione dall’ente preposto, il Ministero della Salute italiano si adopera con degli “screening per l’individuazione delle donne a rischio” e programmi, su scala nazionale, di assistenza psicologica e prevenzione.

di Alice Franceschi