Politica

Enrico Letta e linea bipopulista

Tra le varie teorie riportate dai giornali si è letto che alla fine Mario Draghi potrebbe essere eletto “per disperazione”: «A giudizio di molti, forse dello stesso Draghi – ha scritto Stefano Cappellini su Repubblica – il tempo lavora per lui, gli basta aspettare che si brucino uno dopo l’altra le ipotesi vagheggiate dai partiti e aspettare che tutti o quasi si rivolgano a lui per disperazione se non per convinzione».

Eletto in questo modo, alla quarta o quinta o sesta votazione, sarebbe una mortificazione anche per l’uomo che il mondo ci invidia.

Draghi non sarebbe dunque il nuovo Ciampi, acclamato nel ‘99 alla prima votazione dopo un’operazione politica costruita per tempo, anche se rapidamente, grazie all’intesa Veltroni-Fini-Casini ma assomiglierebbe di più a Oscar Luigi Scalfaro, eletto presidente nel ’92 dopo i fallimenti democristiani e il lungo stallo di 10 giorni interrotto dal tritolo di Capaci: solo dopo la strage uscì il nome di Scalfaro, da un mese presidente della Camera.

La verità è che chi fa il tifo per Draghi al Quirinale avrebbe dunque dovuto preparare questa esito per tempo, verificandone con cautela ma decisione i presupposti, a partire dalla questione del nuovo governo: e invece ci si ritrova a due dalla prima votazione senza nemmeno uno straccio di accordo.

Quando Enrico Letta  riunirà i Grandi elettori del Pd dovrà aver costruito una soluzione.