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Da oggi via mascherine all’aperto, esperti: “Non è tana libera tutti”

Via da oggi l’obbligo di portare la mascherina all’aperto – su tutto il territorio nazionale, ad eccezione della Campania per decisione del Governatore De Luca -, a prescindere dal colore della zona o della regione. La decisione, già anticipata da giorni, è arrivata con una circolare del ministro della Salute, Roberto Speranza, che chiarisce comunque “è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con sé i dispositivi di protezione delle vie respiratorie e di indossarli laddove si configurino assembramenti o affollamenti”. E sottolinea che “che “fino al 31 marzo 2022 è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private”. Questa settimana riaprono anche le discoteche, uno dei comparti economicamente più penalizzati dalla pandemia, ma si entra solo con il super green pass. Alla luce dei dati confortanti sulla situazione epidemiologica nel Paese – ieri 75.861 i nuovi contagi registrati, un numero in netta discesa rispetto alle settimane precedenti – dunque il Governo inizia ad allentare le restrizioni. Ma no al tana libera tutti: gli esperti frenano i facili entusiasmi e continuano a raccomandare di non abbassare la guardia. Soprattutto alla luce di un rallentamento del ritmo delle vaccinazioni. Secondo i dati del monitoraggio settimanale dell’Altems della Cattolica, infatti, dopo il picco di metà gennaio, in cui si superò la quota delle 700.000 somministrazioni al giorno, dal 30 gennaio il numero si è dimezzato, registrando un valore medio di circa 350.000 al giorno, ben sotto la famosa soglia delle 500.000 previste per ottenere una significativa copertura vaccinale della popolazione. Un dato importante visto che, nonostante il raffreddamento della curva dei contagi, ad oggi l’83,67% della popolazione potenzialmente oggetto di dose addizionale o booster ha ultimato il ciclo vaccinale da almeno quattro mesi. A frenare anche il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri: “Non correrei con l’abolizione di tutte le norme così all’improvviso. Soprattutto l’abolizione delle mascherine al chiuso andrà fatta con cautela e in base alla situazione”, ha detto. Considerazione condivisa, numeri alla mano, da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che sottolinea come negli ultimi sette giorni si siano registrati 2.587 decessi: una media di 370 al giorno, era stata di 369 nella settimana precedente.

“Numeri ancora troppo elevati – ha sottolineato – siamo nella fase discendente della quarta ondata ma la riduzione della circolazione del virus è sovrastimata da una minore attività di testing, il calo della pressione sugli ospedali è lento e spesso irregolare e la curva dei decessi ancora non accenna a scendere. Con l’avvicinarsi della scadenza dello stato di emergenza – la cui estensione non è più giustificabile in Parlamento – si stanno insinuando nel dibattito scientifico e politico termini che nulla hanno a che vedere con la situazione attuale: dalla circolazione endemica del virus addirittura all’imminente fine della pandemia. Distorsioni della realtà molto pericolose perché eccesso di ottimismo e disinformazione se da un lato non aiutano a contrastare l’esitazione vaccinale, dall’altro rischiano di legittimare decisioni azzardate e rischiose, come la decadenza dell’obbligo di mascherina negli ambienti chiusi”. Dello stesso parere Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute, che ha sottolineato più volte come la variante Omicron sia “straordinariamente contagiosa e infettiva”, quindi le mascherine al chiuso vanno assolutamente mantenute, ancora per un po’ di tempo”. Norme ammorbidite anche per quanto riguarda la scuola dove con fino a 4 casi di positività le attività proseguono in presenza, con diverse modalità a seconda se scuola primaria o dell’infanzia. Nella scuola primaria, le attività didattiche restano in presenza se si hanno fino a quattro casi di positività, dal quinto caso coloro che hanno concluso il ciclo vaccinale da meno di 120 giorni o che sono guariti da meno di 120 giorni o che hanno effettuato la dose di richiamo, proseguono in presenza ma con mascherine FFP2 da parte di docenti e alunni con più di 6 anni di età per dieci giorni; per tutti gli altri le attività proseguono in didattica digitale integrata per 5 giorni. Nella scuola secondaria di primo e secondo grado, con un caso di positività tra gli alunni, l’attività prosegue per tutti in presenza ma alunni e docenti avranno obbligo di mascherina FFP2. Con due o più casi di positività tra gli alunni vaccinati da meno di 120 giorni o che sono guariti da meno di 120 giorni o che hanno effettuato la dose di richiamo, l’attività didattica prosegue in presenza con l’utilizzo di mascherine FFP2 per dieci giorni; per tutti gli altri le attività scolastiche proseguono in didattica digitale integrata per 5 giorni.