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Katia Zaffini: “Adesso e dopo di noi” aiuta i disabili alla morte dei familiari 

La legge 112-22 giugno 2016  “Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”, cosiddetta del “Dopo di noi”, ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento specifiche tutele per le persone con gravi disabilità, sia nel caso in cui vengano a mancare i familiari, sia quando essi non siano in grado di aiutarli. Fin qui tutto chiaro, ma a livello pratico, in che modo si possono effettivamente attuare le disposizioni della legge? Abbiamo approfondito la questione con Katia Zaffini, imprenditrice nel settore delle consulenze immobiliari e marketing, nonché artista, che ha ideato un progetto rivoluzionario.

Katia Zaffini e il progetto “Adesso e dopo di noi”

S.M. La “Dopo di noi” è la prima legge pensata per tutelare le persone con gravi disabilità a seguito della perdita dei genitori, ponendo quindi l’obiettivo di garantire loro autonomia e benessere. A partire da questa legge la signora Katia Zaffini ha sviluppato un progetto assolutamente innovativo, che potremmo definire un’eccellenza Made in Italy, tanto da aggiudicarsi nel 2022 il prestigioso “Premio Fori Imperiali” e il “Premio Cartagine”. Come le è venuta l’idea?

K.Z  Ad oggi esistono moltissime famiglie che vivono la disabilità dei loro figli come un dramma. Purtroppo le iniziative a loro sostegno sono poche, gli aiuti e le terapie scarseggiano, ma soprattutto non c’è abbastanza informazione. Insomma, ci si sente abbandonati al proprio destino. 

Durante il lockdown, quando tutti noi ci siamo trovati isolati, abbiamo compreso cosa significa sentirsi soli. 

Questa sensazione ha fatto nascere in me l’esigenza di aiutare le persone con disabilità, di trovare una soluzione adeguata alle loro esigenze, affinché, quando verrà loro a mancare il supporto dei genitori, possano costruirsi una vita dignitosa e certa.

Effettivamente, noi pensiamo ai disabili, alle loro esigenze, alle problematiche del quotidiano, ma spesso perdiamo di vista un punto fondamentale, cioè il fatto che alla morte dei familiari nessuno si prenderà cura di loro. Purtroppo questa è la realtà dei fatti. Anche perché viviamo in un mondo in cui l’egoismo regna sovrano.

Sempre durante la pandemia, mi ero messa a studiare la legge 112/ 2016 che si riferiva, da una parte, alla possibilità di rendere autonomi i ragazzi a livello sociale, aiutandoli anche nel percorso lavorativo, dall’altra, offendo il giusto sostegno ai familiari.

In quel momento ho dunque intuito che sarebbe stato utile costruire una rete sociale, una sorta di nido che potesse accogliere i disabili e i loro congiunti. Ed è così che è nato il progetto “Adesso e dopo di noi” (un marchio registrato).

Il Villaggio solidale ideato da Katia Zaffini

S.M Cosa intende quando parla di “nido”? 

K.Z. Mi riferisco all’obiettivo di costruire un villaggio solidale, un “nido” accogliente, in cui operino professionisti e specialisti in grado di aiutare concretamente le famiglie. All’interno del centro multidisciplinare si potranno effettuare le diagnosi mediche o accedere a terapie scientificamente valide, cucite su misura. Allo stesso tempo, realizzeremo un’area per la didattica e la formazione affinché i ragazzi possano imparare un mestiere che li renda autonomi e autosufficienti.

Insomma, vorrei concentrare nel villaggio tutte quelle attività che solitamente si svolgono in posti diversi, con grande dispendio economico e di tempo da parte delle famiglie. 

In particolare modo ho a cuore i genitori, persone che si struggono con l’interrogativo “cosa avverrà dei nostri figli quando non ci saremo più?”. 

Il dramma di chi ha cura delle persone con disabilità è infatti sottovalutato. I familiari si fanno carico di un peso enorme, vivono pesanti situazioni di ansia e stress. Il mio centro, prevede di fornire assistenza anche a loro. Hanno bisogno di respirare, di parlare, di sfogarsi con uno specialista, per sopportare in maniera serena ed equilibrata la loro lotta.  

A Gradara il “centro pilota”

S. M. Avete già pensato alla location che ospiterà il centro?

K.Z. Il centro pilota partirà dal Comune di Gradara (provincia di Pesaro e Urbino). Sarà un “villaggio nel villaggio” in cui verranno costruiti una ventina di appartamenti accessibili. 

Gli alloggi saranno a disposizione delle famiglie per un tempo limitato (una settimana, un mese) in modo da iniziare un percorso di orientamento e familiarizzazione. 

Successivamente, i ragazzi vi potranno dimorare stabilmente. Ecco perché è importante iniziare a frequentare il centro il prima possibile. Occorre far superare loro ogni diffidenza affinché si sentano a casa quando i genitori verranno a mancare e non sradicati da un giorno all’altro dall’ambiente domestico per finire in un posto estraneo. 

Tempistiche: quando nascerà il villaggio?

S.M. Signora Katia, quando si concretizzerà il villaggio? 

K.Z. Attualmente siamo al livello di progetto ma contiamo di portarlo a termine nell’arco di due anni.

Stiamo ancora cercando di costruire la nostra equipe di professionisti e abbiamo bisogno di fondi e donazioni. Per riuscirci stiamo organizzando una serie di eventi, nei quali ho coinvolto anche mio marito, l’imprenditore Maurizio Ricciardelli.

Soprattutto abbiamo bisogno di far conoscere il nostro progetto e, in linea di massima, anche le agevolazioni previste dalla legge “dopo di noi”. Suonerà strano ma c’è ancora scarsa conoscenza in materia, anche da parte degli operatori del settore, ma negare il problema significa ingigantirlo. Ecco perché stiamo preparando una campagna informazione a 360 gradi. Del resto si dice “la conoscenza è l’inizio del progresso”, giusto?

S.M. Lei parlava di Gradara come centro pilota. Si realizzeranno altri villaggi in Italia?

K.Z. Esatto. Cercheremo di coprire tutto il territorio nazionale e contiamo di esportare il progetto anche all’estero.

Costi: Katia Zaffini e il progetto di auto sostentamento

S.M. Parliamo di costi. La legge “Dopo di noi” prevede degli incentivi che faciliterebbero le raccolte fondi delle realtà del Terzo Settore coinvolte nei progetti. Insomma, i costi a carico dei familiari di persone con disabilità potrebbero essere veramente minimi. Anche in questo caso lei ha avuto un’idea geniale. Ce la può raccontare?

K.Z. Grazie alle legge si può usufruire di sovvenzioni, ma, come accennato, noi cercheremo di auto sostentarci il più possibile attraverso le donazioni. In aggiunta i villaggi saranno costruiti con la cosiddetta “tecnica passiva”, usufruendo delle leggi in tema di Comunità Energetiche Rinnovabili e Autoconsumo Diffuso.

Utilizzando le fonti alternative potremo pertanto provvedere al sostentamento del villaggio e le eccedenze verranno vendute al mercato. 

S.M. Come è stato accolto il progetto dalle Istituzioni?

K.Z. Al momento le reazioni sono state assolutamente positive, anche perché il modello di auto sostentamento alleggerisce le tasche dello Stato (che mette a disposizione dei fondi dell’Europa destinati a questo scopo).

S.M. Nel ringraziarla per averci illustrato il suo nobile progetto, le chiedo di rivolgere un appello ai nostri connazionali, anche a coloro i quali non vivono in prima persona il dramma della disabilità.

K.Z. Credo che ognuno di noi, nel suo piccolo, possa fare qualcosa per aiutare il prossimo. Non dovrebbe essere solo una questione di cultura, di sensibilità, ma anche un dovere morale. Invito ognuno di noi a spargere il virus contagioso dell’esempio. Una piccola goccia nel mare può sempre fare la differenza.